Da almeno trenta anni in Italia assistiamo al sensazionalismo dell’informazione politica. Essendo il fatto a sorpresa, il coup de théâtre, la dichiarazione lanciata, la cosa che raccoglie l’interesse dei lettori-spettatori, il processo finisce per coinvolgere, prima, e dopo regolare interamente il palinsesto degli eventi politici.
E non conta più se il governo è costretto a fare leggi retroattive che tolgono quello che avevano promesso per l’inviolabile obiettivo europeo di non creare altro debito. Non conta nemmeno se l’industria dell’automobile non esiste più, esporta per comprare in definitiva meccanismi dalla Cina per poi assemblarli e cancellare un asset glorioso per il nostro paese. Non conta nemmeno se Meloni e Orban stanno giocando con la vita di Salis che passata ai domiciliari diventa così meno interessante in campagna elettorale per la sinistra e in contempo si rafforza il processo di moderazione delle compagini di destra per entrare meglio nel assemblaggio europeo di centro …
Non conta. Contano le due donne che se le diranno di santa ragione. Ma non se le dicono più. Ritirate le scommesse per gli immaginari bookmakers che avrebbero raccolto sulla nuova posta di chi sarebbe uscita vincente.
Fare una discussione a due, oggi, bisogna essere d’accordo tutti. Ed è il paradosso delle regole date dal’Agcom. Gli altri partiti sicuramente non potevano dare l’assenso a ché si tenesse il confronto tra Meloni e Schlein perché significava relegare loro stessi a comprimari e dare alle due (quindi ai loro partiti) il ruolo di contendenti primari. Dimensione che non hanno e non possono avere in un gioco democratico proporzionale.
Mamma Rai li avrebbe accontentati offrendo loro contraddittori diversi, ma sarebbero apparsi a margine, del tutto sottodimensionati rispetto alle due madrine della politica – almeno così battezzate dalla Rai di Bruno Vespa.
Senza l’appuntamento – almeno così pare, oggi – viene a mancare il mordente in questa competizione europea. Come una Cappa dei Campioni senza al finale. Si stabilisce a punti o ai voti, che è lo stesso, chi vince. No! Troppo democratico. Troppo poco rispondente al bisogno di ludibrio che c’è nei nostri elettori-telespettatori.
E allora dovranno dirottarsi ad altro genere di conforto pre-elettorale – sempre ammesso che non ci sia un ripensamento. Quindi un Vannacci dovrà spararla grossa. Se non c’è lui subentra dalla panchina Salvini. La Schlein dovrà promettere un milione di posti di lavoro come fece Berlusconi, ma non avendo la possibilità di governare in tempi immediati relegherà questo onere al governo di Bruxelles. … E così via. Ciascuno con la sua. E lo spettatore aspetta.