Parla il Commissario Europeo. Il con-testo è la pubblicazione prossima ad arrivare alle vendite in libreria ma anticipata dal Corriere della Sera. Il libro prossimo all’uscita si intitola Nelle vene di Bruxelles.
Si tratta di una lunga intervista, quindi un libro che avrebbe potuto scrivere direttamente Paolo Gentiloni, ma che per onestà intellettuale affida alla cura di un redattore che formula domanda ed ha cura di valorizzare al meglio le parole riferite al cronista.
Tra le altre cose rileva l’arcano presente all’elargizione generosa arrivata al nostro paese immediatamente dopo la pandemia, quando l’Italia pareva in ginocchio e il suo sistema produttivo in ginocchio. Misurato dagli obiettivi, che poneva come orizzonte irraggiungibile se non ottenuti step dopo step, finalmente l’Unione Europea appariva madre e non madrigna nei confronti delle nostre sciagure. Obiettivi per il recupero e il rilancio di moltissimi ambiti di impresa, anche a livello strettamente commerciale, perfino sul piano dei servizi. Nessuna voce si poteva sentire messa in disparate. Tanti soldi che arrivavano dall’Unione Europea all’indirizzo del nostro paese. Alcuni erano a debito, nel senso che l’Italia avrebbe potuto ripagarli appesantendo il suo debito pubblico. Gli altri prevedevano delle comodissime rate, come si dice nel gergo più peregrinamente commerciale.
IN molti a cantare gli alleluia di festa. In testa a tutti i Cinque Stelle, il governo in carica, immediata la giaculatoria nei confronti del portento che doveva esser stato Giuseppe Conte nel suo ruolo di procacciatore per il nostro paese.
Nella lunga intervista a Paolo Gentiloni, i cui meriti erano indiscussi per essere il nostro uomo a Bruxelles ma che saggiamente aveva preferito un profilo bassissimo, spiega meglio come è andata.
Nessun braccio di ferro. Nessuna intermediazione avvocatesca. Nessuna faccia pulita che ha ben offerto garanzie ai vertici europei. Nessuna estenuante e segreta trattativa come si voleva trapelare dalle segrete stanze. I duecentonove miliardi dei settecentocinquanta che arrivavano dal Recovery Fund erano prodotto di un algoritmo. Proprio così. A fare i compitini per metterlo a punto e informarlo per arrivare a risultato finale, nemmeno due solerti tecnici italiani, ma due professionisti olandesi.
Ed è lo stesso Gentiloni a spiegare come è andata. Nessun paese a negoziare, a dire la propria, a sindacare per il proprio campanile. “Non sono state negoziate dai capi di governo – chiarisce Gentiloni – Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l’altro ideato e definito da due direttori generali”.
E poi un dettaglio mai emerso. “L’Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil”. L’algoritmo ha infatti dimostrato di volere più bene a Spagna e Croazia. Alla faccia della retorica dei Cinque Stelle!