Si guarda la Liguria ma si legge Italia. Nel bene o nel male, nel criticabile o nell’apologia, il caso del governatore Toti che continua a governare avendo consegnato la delega al suo fido assessore la piena potestà, si pone come un caso emblematico.
Si insiste. Potrebbe evincersi una pièce teatrale bella e buona. Un soggetto di sceneggiatura buona per un film o per un’intera fiction. Le morali possono correre parallele su diversi ambiti di lettura. La prima è quella dell’immortale asserzione di George Santayana per cui: “chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo”.
L’asserzione vale per il popolo italiano che rivive il paradosso della mannaia che cancellò – a torto o a ragione – l’intera classe dirigente del paese ad inizio anni Novanta. Riviamo le stesse modalità di quegli anni. Procedimenti giudiziari su pratiche dilaganti nella vita comune di ogni governante, riproposte però nella falcidia delle intercettazioni e degli schematismi di maglie che non hanno nulla da spartire con la realtà del vivere di chi governa.
Il cronista sa per esserne stato moltissime volte spettatore di momenti conviviali tra soggetti deputati al governo reale del paese e altri soggetti tesi a progetti di crescita economica condividere tra loro abitudini, stilemi di vita, convenire, dissentire, fare una sorta di vita comune che non fa parte del corretto rigore di gestione. Non si tratta di una pratica giusta, ma di uno stilema di conduzione condiviso da ogni soggetto alle prese con grandi responsabilità – siano queste finalizzate al proprio interesse che a quello pubblico. Si ripete: non è lecito ci sia un’eccessiva fraternizzazione tra ambiti totalmente diversi, come quello pubblico e quello dell’impresa, ma questo avviene nella vita reale. Ed è quasi inevitabile sia così. Ciò succede per la vicendevole richiesta di attenzioni in merito a questioni, sempre di interesse pubblico: aggiungere una specifica lavorazione nel capitolato delle operazioni da fare non contemplate inizialmente ma rese necessarie, la richiesta di dilazionare i tempi richiesti di lavorazione per problemi nel cantiere … Le richieste, piccole o grandi, ai limiti del lecito, sono infinite. Impossibile che imprese e attività amministrativa viaggino in comparti totalmente separati. In questo stabilire un limite, che pur deve esserci, è maledettamente difficile. Certo: il limite sta nella richiesta di immissione di personale raccomandato, il limite sta nella richiesta di premi personali, il limite sta nel dare eccessiva elasticità a tempi e modalità di realizzazione di opere pubbliche perché la ditta è impegnata in altri lavori e deve governare tante piccole imprese in azione per lei … I limiti sono molti e sono tutti previsti nel codice penale.
Non si capisce il motivo di tanto accanimento di quattro anni di indagine nei confronti di un amministratore per poi vedere emergere elementi come conversazioni praticone che più attengono alla caduta di un cortese protocollo di comportamenti tra impresa e cosa pubblica che di reati penali. Se è vero che i finanziamenti sono tutti registrati nei libri contabili e immediatamente riferibili agli elargitori diretti, quale debba ancora essere l’oggetto del contendere. Quantomeno cosa di debba aspettare per far muovere questa anchilosata procedura legale.
E invece Toti avendo nominato ad interim Alessandro Piana non ha alcuna intenzione di fermarsi. Non gli si può dar torto e innanzitutto come interesse pubblico. Non c’entra la personale situazione del governatore. Tutto affinché non si fermino opere pubbliche di primaria importanza: “la diga, lo scolmatore, il tunnel sub-portuale” …
E oggi, siamo convinti, che anche l’opposizione crede poco alla spallata che cerca di dare al presidente indagato. Ci sono ben altre procedure della realtà reale che debbono andare avanti. Altro che altro!