Si è fatto un gran parlare sulla necessità di andare a votare. Segnare anche un partito che non ce la farà mai, ma votare. Tutto questo per celebrare quel “sacro dovere” di cui accenna la Costituzione nell’articolo 48 con “dovere civico”. Ma quando la conventio ai luoghi comuni finirà necessariamente si dovrà cominciare a fare l’analisi dei risultati. E il primo capitolo necessario sarà dedicato all’astensionismo come grande piaga.
E non si riesce però a tematizzare il fatto che se questo è vero e se questa verità si ripete da anni, in ogni trascorsa elezione negli ultimi venti anni, questo è dovuto al fatto che la democrazia è in crisi.
Qualcuno dovrà anche interrogarsi sulle profonde motivazioni e porre dei correttivi fino a proporre un metodo diverso in grado di coinvolgere tutti. Anche se totalità nelle categorie sociali di questo millennio consiste in una ipotesi assurda e impresentabile in realtà.
Ma tornando al concreto del dato elettorale, si deve dire che l’elezione europea consiste sempre in un sondaggio ideologico sulle appartenenze dei votanti. Diversamente dalle amministrative cittadine, difficilmente si vota l’amico o il conoscente, altrettanto difficilmente può esser gestito il voto in base a promesse di favori. Ed è anche per questo che la percentuale dei votanti è mediamente al quindici per cento più bassa che nelle altre elezioni. Se in questa edizione si toccheranno la metà dei votanti sarà “una grande conquista democratica” – come si diceva un tempo.
E poi ci sono le analisi su chi è andato bene e chi è andato male. Conferme e smentite sono date sulla base delle soglie percentuali sviluppate nel dibattito elettorale.
Primo grande atteso: Matteo Salvini. Quale effetto materiale toccherà l’ostinazione a candidare Vannacci? Se arriverà al di sotto dell’otto per cento, se sarà sotto Forza Italia, come si potrà non decretare il fallimento per il leader dell’ultimo partito leninista della Storia mondiale? Semplice. Salvini potrà dire che Vannacci ha salvato il salvabile ma non poteva far nulla sulla crisi profonda di vocazioni a destra per la Lega. Sono tutti gli altri, semmai, che non hanno dato il loro contributo a sufficienza.
Seconda grande attesa: Giorgia. Avendo avuto una passerella costante, quotidiana, data dal ricoprire il ruolo di primo ministro senza mai rinunciare agli abiti di scena della candidata anche un po’ teatrale, tutto il successo che le capiterà sarà prevedibile. Semmai riuscirà ad eguagliare le percentuali di Salvini quando guidava la Lega? La sua scommessa consiste nel prendere un voto di più. Ma comunque sia, Giorgia al momento non è in discussione.
Terzo grande atteso: Antonio Tajani. Rinunciano all’idea di apertura di arrivare al dieci per cento, riuscirà in nostro eroe a prendere un voto più di Salvini tanto da porsi come seconda gamba di questa maggioranza? Quanto paga il suo ruolo dimesso in un contesto di urlatori quali sono i suoi colleghi di maggioranza? Ma l’elettorato sa riconoscere anche le mezze misure così come apprezza meglio le mezze stagioni.
Quarta grande attesa: Elly Schlein. Nessuno riesce a capire come abbia fatto ma l’ha fatto: diventare segretaria veramente, tenere quando nel suo partito tutto va in altro verso e anche le sue molecole sono impazzite, conciliare gli alfieri della Nato con la candidatura di Tarquinio portatore di pacifismo incondizionato. Suo il probabile superamento del venti per cento. Ma nessuno mesi fa poteva scommetterci.
Quinto atteso: Giuseppe Conte. Perde senso il partito anti-sistema alla prova del sistema e dell’esserci con tutti i crismi. Perde senso anche sul tema del rifiuto delle armi visto che ci sono altri esponenti a prendere posizioni ben più coraggiose delle sue. Il finale arrabbiato a fine campagna elettorale riporta alle origini di un movimento che oramai si muove nel tracciato del dibattito ordinario: lo sconcerto e l’indignazione oramai non sono più esclusiva dei seguaci di Beppe Grillo.
Matteo Renzi col nuovo giocattolo inventato grazie alla Bonino dovrebbe farcela. Ed è il solo ad aver parlato di Unione Europea. Ci chiediamo cosa andrà a dire a Bruxelles stritolato dai titani.
Ma Calenda, Ilaria Salis, Bonelli … Ce la faranno? La vera scommessa è per loro. Ed è scommessa per la vita.