Non è stata sufficiente la tenuta tricolore per esaltare il sentimento patrio. Contro i rossi della Spagna i nostri si sono presentati in posizione fortemente arretrata ma anche perché sembrava proprio non ci fosse nulla da fare contro le furie degli avversari. Il cronista su Sky chiosa: “c’è una grande squadra in campo e non siamo noi”. Da un tecnico vero come Spalletti ci si aspettava qualcosa di più. E dobbiamo anche ringraziare la buona sorte perché Gigio Donnarumma era in splendida forma e ha fermato la goleata degli spagnoli e poi la realizzazione in rete è arrivata su nostro autogol. Negli ultimi minuti si è assistito a un po’ di batti e ribatti in porta dei rossi ma con pochi esiti diretti in porta. Simon Mendibil scarsamente impegnato. (Il vero rapporto tra le due nazionali sta nel fatturato calcistico dei due portieri).
E allora il tricolore sulle maglie era bene non sfoggiarlo. Andava perfetto l’azzurrino di sempre col quale abbiamo condiviso gioie e dolori. Ora dovremo giocarci il passo con la Croazia ma qualsiasi esito abbia questa partita le speranze su questo europeo sono state cancellate dai Roja – così sono gergalmente riconosciuti i calciatori della nazionale spagnola. L’appuntamento a Lipsia il 24 giugno dovrà essere già la prova della nazionale futura.
Questa potrebbe essere anche una considerazione che, in definitiva, poco cala all’attenzione calcistica dei più, presi ciascuno per i propri colori del team cittadino preferito. La considerazione sulla nazionale italiana aggiunge qualche inquietudine perché la sua storia è somigliata spesso alla storia nazionale. Quando nel ’68 vinse l’Europeo, nel ’70 arrivò in finale col Brasile di Pelè era un paese che si affacciava al mondo in piena fierezza affermando con nitore di aver totalmente inserito la marcia per essere considerata nel contesto mondiale. Quando vinse nell’82 si affermava come marchio di fabbrica per le sue produzioni nel resto del mondo. Quando vinse il Mondiale nel 2006 ci fu una forte ripresa dell’economia dopo un quinquennio di crescita situazione piatta. Nell’ultimo europeo vinto nel 2021 (anche se l’edizione era quella del 2020 ma non si giocò per la pandemia) avemmo un forte recupero dell’economia con tasso di crescita del Pil del 6,7%.
Diversamente nei periodi di débâcle degli azzurri in cui il nostro paese ha arrancato per stare all’altezza dei competitor (è il caso di dirlo) dell’Europa. Ora questo tricolore sviluppato sulle magliette aggiunge ulteriore italianità allo sparagnino tutto nostrano che deve difendersi perché teme il peggio. Stesso atteggiamento nei contesti mondiali dove gli altri vanno avanti, sperimentano, si lanciano in nuovi protagonismi e le imprese italiane invece se ne vanno, delocalizzano, si afferma un terziario determinato solo dal turismo che il motore del nostro Pil.
Siamo destinati a diventare un paese bomboniera? Pronto a ricevere ma incapace di imprimere una spinta. Ce lo dice la nazionale. Ma ce lo dicono anche i conti.