Ovunque si guardi il fare, l’operare, il dire e il non dire di Giorgia sta al centro dell’attenzione. Chiacchierate le sue apertura ai centristi dell’asse governativo d’Europa formato da socialisti, popolari e liberali. Ripreso il gran rifiuto di questi nel voler accettare al suo interno i conservatori di cui Meloni è un’eccezione. Ma evidenziato anche il fatto che potrebbe esser stata la Meloni a fare un passo indietro per non disarcionarsi dalla destra europea, anche se la sua compagine non è quella estremista di Le Pen e Vox.
Si discute quindi sul cerchiobottismo della premier. Si critica il fatto che non dica una parola sui reportage della sua base giovanile inneggiante il fascio col saluto romano.
Ma sono querule che in fondo non interessano la sostanza delle cose. L’andamento della nostra economia mostra qualcosa di più che una tenuta. Il clima di incertezza dei mercati non c’è stato. La nave va e il vecchio motto italiota del lasciarla andare come conseguenza si consiglia ancora. Quando invece si fermerà il vento o qualche elemento avverso ne fermerà la rotta interverrà qualcosa di più che una polemica da tifosi a rivederne equipaggio e percorso.
Si dice questo non a sostegno della Meloni bensì a diffidenza della tipologia di informazioni che lo star dei media ci ammannisce da mesi. Qui l’unica notizia che conta ce la dà l’Istat e dice: “ad aprile si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, aumenti in termini congiunturali dello 0,8% sia in valore che in volume, sintesi di un moderato aumento sul mercato interno (+1,6% in valore e +1,3% in volume) e di una leggera flessione su quello estero (-0,6% in valore e -0,3% in volume)”.
Tutto questo nonostante che “su base tendenziale, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione in valore del 2% (-1,7% sul mercato interno e -2,5% sul mercato estero) e un incremento in volume dello 0,5% (+0,9% sul mercato interno e -0,1% sul mercato estero)”.
Deve però essere anche rilevato che: “i giorni lavorativi sono stati 20 rispetto ai 18 di aprile 2023. L’indice grezzo segna +4,2% su anno”.
E quando Ursula avrà tirato fuori dal cappello una nomina a presidente di commissione, buona per il nostro paese, tutti a motteggiare il successo di Giorgia mentre invece semplicemente ci spetta, per così dire, di diritto.