C’è uno sport in Italia che ha cambiato fisionomia. Nel senso che dal calcio si è passati all’ideologia francese. Si è infatti convinti di entrare in dinamiche che non ci appartengono e di cui abbiamo scarse informazioni.
Stimare le evoluzioni nel ballottaggio elettorale è impossibile perché il gioco elettorale dei francesi che eleggono la massima camera al doppio turno implica nel suo farsi, smarcamenti, desistenze, al fine di sostenere il candidato meno dannoso. Non somiglia affatto, come è stato scritto al nostro sistema elettorale per l’elezione dei comuni.
(Il sistema elettorale dei nostri comuni è proporzionale con premio di maggioranza per l’elezione del Consiglio comunale e maggioritario a due turni per l’elezione del sindaco. Quindi del tutto fuoriluogo l’accostamento se non nella pratica generalissima del doppio turno).
Il sistema elettorale francese che elegge l’assemblea legislativa consiste in un sistema uninominale maggioritario a doppio turno. La Francia, comprese le aree esterne al suo territorio dove votano i fuori sede, si divide in 577 collegi uninominali. Se più di un elettore su quattro va a votare si elegge al primo turno il candidato che ha preso un voto più della metà degli elettori. Altrimenti si va al secondo turno. In queste elezioni si è votato al 66,7% degli elettori quindi si va al secondo turno. I ballottaggi a due riguardano 385 collegi. I ballottaggi a tre riguardano 115. Quelli che hanno già eletto il candidato più forte sono 76.
Al momento tutti sanno che Rassemblement National (33,15%) vede Jordan Bardella contro il Nuovo Fronte Popolare (27,99%) Jean-Luc Mélenchon ed Ensemble (20,76%) di Emanuelle Macron.
Ma le percentuali guadagnate al primo turno dicono ancora poco perché la doppia ripugnanza per la destra di Le Pen coi repubblicani di Ciotti, da una parte, e la sinistra massimalista, iperstatalista, passatista e antisemita di Malechon che non dà più affidamento della destra, non fanno dormire sonni tranquilli ai centristi europeisti più convinti.
E in questo gioco ammirevole di competizione democratica si tocca il dubbio iperbolico sull’opportunità di candidare un ventottenne come Jordan. Oppure da parte di Macron di rovesciare il gioco e scaricare tutto su coloro che potrebbero alleanze trovatesi davanti il fatto compiuto di un’ondata di destra in pieno svolgimento.
Tutto sarà deciso dai giochi collegio per collegio dove il candidato più debole di centrosinistra deciderà, se deciderà, nel voto utile contro le destre. Ma fino ad allora siamo in mare aperto. Ed è proprio questo che non piace al colloquialismo italiano tramutato in informazione. La mancanza di certezze consolidate. Si vince o si perde. Ma la seconda opzione non è mai valutata effettivamente.
Quindi se ne parla. “Ma su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.