Alla fine di questa avventura possiamo dire che Macron ha avuto ragione. (Non si tratta di un giudizio di simpatia bensì la costatazione dell’avvedutezza della sua mossa di sciogliere le camere per non farsi tenere sotto l’accusa di governare con una destra oramai maggioranza nel paese. Macron è andato a vedere ed ha dimostrato che tutto questo non è vero Almeno per il momento. Dovrà vedersela però coi numeri della nuova sede legislativa per mettere insieme una maggioranza credibile. In Francia il tema del campo largo è stato risolto in due settimane elettoralmente ma non è detto sia risolto sul profilo delle fattualità nella gestione e nell’attestazione di avere effettivamente la maggioranza). Non a caso il primo ministro Attal ha dichiarato tra i trionfalismi di circostanza che domani si dimetterà. È che l’aver vinto contro la destra non gli è sufficiente per poter confidare pienamente su tutti i voti che stanno dall’altra parte. E poi in effetti le sue dimissioni, almeno formali, sono un atto dovuto trovandosi davanti a un Parlamento di nuova formazione.
Di fatto, però, dal voto non è emersa alcuna maggioranza assoluta.
E anche le prime dichiarazioni a caldo non danno l’idea di essere a un passo da una pacificazione nell’altro ambito parlamentare. Séjourné il segretario di Renaissance (partito di Macron) dice bellamente che Melenchon non può governare. Ma poi dice tutte cose che piacciono a sinistra. Definisce Renaissance come “intransigente nella difesa dei principi repubblicani e in particolare della laicità, così come nella lotta contro il razzismo e l’antisemitismo”. Ma poi si ricorda di essere macroniano: “nel perseguimento risoluto della costruzione europea e nel mantenimento del sostegno dell’Ucraina contro la Russia”.
L’altra nota per i governisti consiste nel fatto che Macron e la sua maggioranza uscente non crollano. Tutti li davano per decotti e invece superano la destra di Rassemblement National (Le Pen). Tutti sanno però è lei lo ha detto esplicitamente che l’appuntamento però saranno le prossime elezioni presidenziali.
Al momento in cui si scrive alla sinistra mancano 90 seggi per la maggioranza assoluta. Anche l’affluenza alle urne è stata da record: 67%.
Ma sempre restando ai numeri per arrivare alla maggioranza di 289 seggi bisogna unire il Nuovo Fronte Popolare e il centro macroniano che però ha detto di non voler fare alcuna alleanza con Melanchon. Ed è qui che in politica entra il gioco delle parole: se non governa con Melanchon può governare con tanti che si possono sfilare sul gran richiamo alla responsabilità della nazione. Quindi, come è anche trapelato dall’Eliseo, bisognerà attendere di aver tutti i numeri precisi e saper come giocare con ciascuno di essi. Ed è qui che potrà uscire dal cappello il nuovo governo di unità nazionale con i centristi in pole position, i riformisti della gauche e i Republicains.