Mentre i notiziari sono distratti sulle scommesse relative le presidenziali ci sono due guerre che continuano. E in questa condizione nel resto del mondo comincia lo sport dello smarcarsi. Il primo a farlo è Zelensky. Su Telegram scrive: “Abbiamo concordato con il presidente Trump di discutere di persona quali passi possano rendere la pace equa e veramente duratura”.
Dall’altra parte Joe Biden pare non voglia dare la soddisfazione a Donald Trump sulla determinazione che dovrebbe portare alla fine della guerra in Medio Oriente. Il New York Times riferisce che Biden incontrerà a Washington il premier israeliano Benjamin Netanyahu e dopo potrebbe annunciare il suo ritiro.
Sempre secondo NYT che riferiscono indiscrezioni di alcuni consiglieri di Biden, il presidente ancora in carica non vorrebbe cedere a Netanyahu dopo la tensione scatenata nel diverbio sulla gestione della presenza militare a Gaza. Più probabilmente sta pensando ad un exit strategy per tutelare la sua immagine in quella che sarà la soluzione, almeno temporanea, a questo conflitto. In sostanza, non vuole si affermi la versione che il subentrante Trump ha risolto nel conflitto mediorientale.
Il clima di forte incertezza in questi due mesi e mezzo, di certo, non aiuterà verso nessuna soluzione anche perché ciascuno degli interlocutori non sa mai se sta parlando con la persona giusta e quindi le rassicurazioni di oggi non potrebbero valer nulla domani perché prese con una persona oramai al di fuori dei giochi.
Mai una campagna elettorale ha avuto colpi sensazionalistici come quella delle presidenziali negli Stati Uniti. A tre mesi e mezzo ancora non si sa se il confronto sarà tra due ex o uno solo e un avversario con la necessità di rimontare.
La prima scommessa è chi andrà a sostituire la candidatura di Joe Biden. La seconda, se riuscirà a vincere Trump come oggi appare lineare.
E non è un lavoro facile sia per esperti che scommettitori. Colei che sembrava destinata solo al supporto, Kamala Harris, appare più quotata nel momento in cui la figura di Biden si indebolisce fortemente. Ed ha l’argomento vincente per gli americani democratici: ha in mano i fondi per la campagna elettorale già versati su Biden. Ma ora che la donna pare la candidatura pragmaticamente più abbordabile si accenna a qualcosa di diverso dal rifiuto di qualche settimana fa. I sondaggi chiaramente la danno ancora sotto a Trump. Ma è anche naturale. Non ha ancora fatto un giorno di campagna elettorale in prima fila, non ha detto niente di assolutamente suo, non ha fatto alcun discorso agli americani come vera leader. Credibile il fatto che la sua immagine sia ancora indietro sul suo competitor. E poi l’arte di convincere il mid west, gli indecisi e le diverse minoranze.
E poi chi si prenderebbe sulle spalle l’onere di una sconfitta certa subentrando in una condizione disperata? Troppi problemi tutti insieme. Condita da tanta retorica sulla rovina nel caso vincesse Trump e la spinta a far sentire ancora più inclusi gli inclusi, i Democratici cercheranno l’affondo. E Kamala potrebbe essere la migliore carta.