Il nodo del contendere è ancora il voto contrario dei ininfluenti quattordici di Fratelli d’Italia alla prevedibilissima e prevista affermazione di Ursula van der Leyen. Se invece avesse votato a favore staremmo qui a dire che il cerchiobottismo di Meloni la vede oramai totalmente centrista. Ha votato contro e allora è colpa grave perché non ha inserito la figura del presidente del Consiglio d’Italia nel novero della maggioranza di governo dell’Unione Europea. Siamo nella fase in cui qualsiasi cosa faccia trova critiche dalla stessa parte perché ha fatto quello e non altro ed anche se avesse scelto quest’ultimo gli stessi avrebbero avuto a che dire.
Ma nella conversazione col quotidiano di via Solferino Giorgia appare serena e distaccata spiegando:
“ho agito da leader europeo e non da capo di partito”. Come un vecchio democristiano serenamente intende che nel novero di nomine e incarichi quanto ci spetta, ci spetta. Non possono metterci fuori: “Spero si riconoscerà ai Paesi membri il ruolo che il loro peso determina”. Sperare invece di alludere ad accordi oppure ostentare sicurezza, dà l’idea di una persona che osserva da chi, pur in consorzio con altri, determina il gioco, non lo guarda come davanti allo schermo.
E poi la ragione delle ragioni. L’impossibilità di stare dentro una compagine che ha messo dentro i Verdi. Soprattutto la continuità sul modo di governare dell’Unione Europea sulla quale esprime una grande sintesi: “deve fare meno e deve farlo meglio, deve regolare meno e occuparsi di sostenere la competitività e con gli strumenti necessari. Se vuoi fare una transizione verde, ad esempio, devi accompagnarla con un tempo e dei modi che non si traducano in desertificazione industriale. Se vuoi fare la transizione digitale, devi prevedere stanziamenti adeguati”.
Tende una mano a Van der Leyen quando dice: “La Presidente ha detto cose che ci trovano d’accordo, in particolare sull’immigrazione, confermando il cambio di passo impresso soprattutto grazie al lavoro italiano, ma anche cose che rendevano impossibile il voto di Fratelli d’Italia“. E anche l’atteggiamento del gruppo che si è riunito per ascoltare il discorso prima di decidere cosa avrebbe votato la dice lunga sul possibilismo della posizione dell’altra Presidente, quella italiana appunto.
E poi l’idea che nelle cose reali da decidere ci si trovi in campo aperto. “In Europa le maggioranze alla prova dei fatti cambiano da dossier a dossier, i partititi della maggioranza italiana dato il loro peso possono fare la differenza, se le opposizioni vorranno collaborare sui vari provvedimenti, in base all’interesse italiano, ne saremo ben felici”.