Nei notiziari dell’Occidente è oramai Kamala-mania. Fin quanto durerà ci divertiamo a seguire la scia anche noi. Sull’onda della novità ora sono tutti con le orecchie ben aperte per capire se Kamala Harris al cospetto di una candidatura trovata riuscirà ad imprimere una svolta nei contenuti sui quali investire in questa campagna elettorale. Possiamo però riprendere vecchi virgolettati per comprendere l’Harris pensiero.
Kamala ha sempre detto di voler sostenere l’Ucraina allo stesso modo del suo predecessore e si è pronunciata con la prevedibile requisitoria sul sistema di dominio geopolitico creato da Putin. Prevedibile anche sul conflitto a Gaza così come sul ruolo di Israele.
Ma è proprio sui conflitti sui quali gli Stati Uniti continuano a spendere per sostenere gli alleati che ha accentuato giustamente l’attenzione. “La Storia ne è testimone – quando l’esordio chiede o trova conforto su La Storia trattata come persona iniziano sempre i dolori – Se restiamo a guardare mentre un aggressore invade il suo vicino impunemente, continuerà ad andare avanti. Nel caso di Putin, ciò significa che tutta l’Europa sarebbe minacciata – E in tal senso nessuno può darle torto – Se non riusciamo a imporre gravi conseguenze alla Russia, altri leader autoritari in tutto il mondo ne saranno incoraggiati”. Esclude così una ritirata: “L’Ucraina ha bisogno del nostro sostegno e noi dobbiamo darglielo”.
Lo stesso vale per Israele. “Siamo stati molto chiari sul fatto che troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi: siamo stati molto chiari sul fatto che Israele, il popolo israeliano e i palestinesi hanno diritto alla stessa dose di sicurezza e dignità”. Ma si dice anche critica verso Israele perché non si impegna per evitare la “catastrofe umanitaria”.
Non poteva mancare l’accentuazione sulla crisi climatica. “È chiaro che il tempo non sta solo ticchettando, sta anche battendo. Ed è per questo che un anno fa il presidente Biden e io abbiamo fatto il più grande investimento sul clima nella storia americana, per espandere drasticamente la produzione di energia solare ed eolica, per ridurre i costi energetici per le famiglie lavoratrici”.
C’è l’elefante nella stanza: la sempre maggiore forza e influenza della Cina del mondo che sta appannando il ruolo delle altre due superpotenza. E pur avendo dichiarato di ridurre il peso della dipendenza da Pechino e non intende mollare sulla questione di Taiwan: “continueremo a sostenere l’autodifesa”. Lo ha detto però due anni fa.
Ma poi ci sono gli altri temi di attualità in cui sarà investita da Donald Trump. Ad esempio, l’immigrazione. E sempre la Harris ricorda a tutti: “siamo una nazione di immigrati: sappiamo che in America la diversità è la nostra forza. Quindi, piuttosto che politicizzare questo problema, affrontiamolo tutti con l’urgenza e la serietà che richiede”. Non nega quindi di dover intervenire essendo l’attuale prassi immigratoria un sistema in crisi, anche in America.
Ha sempre proteso verso leggi più severe sulle armi essendo evidente la strage perpetrata con l’uso scriteriato determinato dalla detenzione di pistole per la propria difesa. Si è distinta anche nella lotta per le libertà. Chiaramente, in testa a tutte, l’autodeterminazione della donna nella libera scelta di diventare madre. Ad inizio anno ha visitato un centro specializzato in aborti. Ha detto: “ogni persona di qualsiasi genere dovrebbe capire che se una libertà così fondamentale come il diritto di prendere decisioni sul proprio corpo può essere persa, bisogna essere consapevoli di quali altre libertà potrebbero essere in gioco”. A parte qualche accentuazione non ci sono tratti di originalità. Ma al tempo era vice …