Il tormentone dell’estate non è la solita canzoncina ma il dibattito sul testosterone della ‘pugilessa’. (sì, “pugilessa”, perché non rispettare l’imperativo del femmineo anche per questa specialità sportiva?). L’algerina col testosterone a mille, con i cromosomi x e y di un uomo, quella stessa algerina che fu esclusa dai mondiali in quanto in evidente vantaggio fisico sulle altre, ha vinto dopo quarantasei secondi di combattimento sulla nostra Angela grazie a un diretto sferrato con una potenza tale da farle temere il peggio.
Imane Khelif è il nome dell’algerina. Angela Carini, l’italiana. Ma l’identità effettiva delle due ora conta ben poco perché entrambe sono rappresentanti di genere.
La questione si fa immediatamente preda del dibattito tra schieramenti. Non ci sono sorprese. Tutto il centrosinistra a solidarizzare sulla correttezza dell’operazione di fare gareggiare normalmente tra le donne Imane Khelif, tutto il centrodestra anima la polemica sulla scorrettezza dello scontro impari.
Intervengono anche l’uomo più ricco del mondo Elon Mask e J.K, Rowling intervengono contro la scorrettezza del match. Non potevano rimanere indietro i nostri Giorgia Meloni, Matteo Salvini e compagnia cantante con le stesse posizioni.
Ed il gioco ora consiste nello schierarsi da una parte e dall’altra. La più olimpica è sempre ‘una pugile’. Irma Testa che in una dichiarazione rilasciata all’Ansa dice: “si faccia chiarezza”. E specificamente: ” non c’è una linea chiara, se al Comitato Olimpico Internazionale va bene che si misuri solo il livello del testosterone a noi non rimane che accettarlo e combattere, se queste sono le regole. Non sono un medico, non so perché l’Iba – International Boxing Association – fa il test sul Dna e perché non lo faccia il Cio, però va fatta chiarezza una volta per tutte”.
Quel che fa segnare un caso record è il fatto che il pugilato negli anni continui a fare polemica. Negli anni Ottanta era montato un movimento progressista che voleva la sua cancellazione da disciplina consentita. Questo perché durante regolari incontri c’erano stati dei decessi. Il pugilato aveva aspetti di efferatezza tale che evidenziavano tutti i caratteri di aggressività dell’umanità invece canalizzati altrove nelle altre discipline sportive, dove quantomeno si porta il contatto al minimo indispensabile. Nella boxe è proprio il contatto duro, pesante a determinare la vittoria e la sconfitta. Tutto ciò riportava il pugilato – sostenevano i detrattori – a una dimensione di ferinità sulla quale l’evoluzione sociale doveva elevarsi.
Tutto questo non avvenne. Anzi, fu promosso e si diffuse anche presso il mondo femminile. Serviva, invece, – sosteneva la motivazione contraria – a dotare una ragazza di elementi di autodifesa che potevano esserle utili.
Ora che il dibattito sulla boxe si è rinverdito di una nuova questione da dirimere, il tutto va a vantaggio del successo di queste Olimpiadi che verranno dimenticate per la goffaggine sulla bonifica della Senna e sulle decisioni arbitrali discutibili. Parigi e la Francia avranno rilanciato su una questione di grande attualità. Ed è questo il loro successo.