Quirinale, firmata la riforma che depenalizza l’abuso d’ufficio. Chi sperava nella difesa strenua del Presidente all’avamposto ideologico in forma di legge della logica questurina alla moralizzazione dei comportamenti in sede amministrativa, rimane deluso. Ed è così che il ministro Carlo Nordio entra a pieno titolo nel lessico del linguaggio giurisprudenziale.
IL presidente Sergio Mattarella ha firmato il disegno di legge voluto dal ministro Nordio che cancella il reato di abuso d’ufficio. Si tratta di otto articoli che abolisce la norma del codice penale n.323. Prevedeva la il passaggio per le vie giudiziali verso quei comportamenti amministrativi che esorbitavano dalle strette competenze previste da legge. Era già stato modificato quattro anni fa quando era stato specificato che il reato non c’era in caso in cui c’era discrezionalità nelle attività amministrativa. Con questo ulteriore passaggio la disposizione non esiste più.
L’apertura in senso liberale però conosce un altro passaggio in senso restrittivo. Gli abusi patrimoniali commessi dai pubblici ufficiali sono perseguiti penalmente introducendo nuovamente una pena che va da sei mesi a tre anni trae indebito vantaggio a danno di terzi. Eccezion fatta però laddove si provino ambiti di discrezionalità amministrativa nel provvedimento in questione. Era definito precedentemente “peculato per distrazione”.
Anche il famoso traffico di influenze trova nuova restrizione nei casi in cui può essere contestato. L’illecito sussiste solo se il tipo di transazione è diretta a indurre un pubblico ufficiale al reato.
Grande innovazione anche sulle intercettazioni. Sono tutelati coloro che non fanno parte dell’indagine, pertanto le loro conversazioni non potranno essere riportate. Eccezion fatta nel caso in cui siano considerati rilevanti nel procedimento. Lo stesso PM nella richiesta di misura cautelare non potrà indicare soggetti che non facciano parte dei protagonisti del fatto incriminato. Le intercettazioni di soggetti che non fanno parte del procedimento dovranno essere stralciate.
Al momento della notifica dell’avviso di garanzia l’atto dovrà contenere solo in modo sommario il fatto contestato. Le specificità verranno comunicate in altra sede. Questo a tutela dell’indagato.
Anticipata alla misura cautelare, il giudice dovrà interrogare l’indagato. Dovrà depositare gli atti e consegnarli al suo difensore. Serve a far preparare una difesa prima che siano, eventualmente, consegnate le misure di custodia cautelare.
La custodia cautelare dovrà esser decisa da tre giudici. Quindi, un collegio. Non più la scelta unilaterale di un solo giudice monocratico. Misura che però è applicata solo in fase di indagini o qualora siano estese pronunce di aggravamento della misura cautelare.
Limite anche da parte del Pubblico Ministero di ricorrere in Appello. I reati più pesanti però fanno eccezione. I giudici popolari non possono avere più di sessantacinque anni.
Ora però si vuole vedere le amministrazioni volare e i suoi primi rappresentanti lavorare alacremente per far decollare le attività di pubblico interesse. La speranza è sempre l’ultima a morire. Ma se dovesse cadere questa illusione non ci sarebbe più alcuna scusante per il nostro paese.