L’anno scorso fu quello del riscatto dopo la pandemia. Oggi gli esercenti piangono. E pare proprio non sia il comportamento di maniera dei vari esponenti del settore diretto alle vendite. I posti più amati e selezionati del nostro paese registrano un calo verticale. In area Napoli siamo sotto del venti per cento. In Sicilia quasi lo stesso. identicamente vanno la Toscana e la Liguria.
Ma sono gli italiani più poveri quindi meno propensi al viaggetto oppure è dagli altri paesi che il Belpaese non viene più selezionato tra le mete preferite? Il dilemma assume tinte tragiche qualsiasi corno di risposta al dilemma di prediliga. Perché in entrambe i casi evidenzia una crisi.
È vero anche che fino ad ora tutto consiste a un gran cianciare degli osservatori di categoria, non c’è alcun dato stringente che arrivi da fonte autorevole. Ma la risultanza finale potrebbe essere peggiore dell’aspettativa anche perché in tempo reale non fa grande pubblicità il dire quanto il settore sia in crisi. E se l’Italia fosse all’inizio di una crisi apicale in termini di appetibilità per i turisti del mondo? Se perdesse questo versante cosa diventerebbero i nostri più rinomati centri storici ridotti a “mangificio mordi e fuggi” con piccola ristorazione per il “turismo cosiddetto povero”?
Il nostro paese conta sul turismo come un vero settore industriale. (Tutti gli specialisti di economia hanno più volte detto che ciò non è del tutto salutare per la nostra economia spinta così in ambito definitivamente inflazionistico, ma tant’è). Troppo presto per dire che i “segni di frenata” sull’asfalto possono preludere il botto e non il fermo momentaneo. Ma se avvenisse questa ultima ipotesi sarebbe il risveglio da un sogno: quello di potere andare avanti coi soldi che arrivano da tutto il resto del mondo e da erogazione di servizi approssimativi e al di sotto degli standard occidentali. L’Italia ha sempre funzionato turisticamente perché è l’Italia, non per il suo livello di qualità di ricezione turistica. Ma il gioco si potrebbe interrompere. E allora saremmo costretti a lavorare sul serio.
I primi a fare l’analisi del momento sono quelli di Confindustria Alberghi: ”Ci sono meno italiani. (…). Gli italiani sono diminuiti perché possono spendere meno e poi perché i prezzi sono aumentati” E anche la Federturismo: la classe media riduce la permanenza in vacanza, cambia il periodo e talvolta rinuncia. Ma si spera anche sul last minute.
Eh sì! La risposta sta sempre all’ultimo minuto. Come nei film.