C’era una volta il modello Fiat che guidava la seconda industrializzazione italiana. Quella più concreta ed efficace che guidò alla ricostruzione postbellica, al boom economico e allo sviluppo del made in Italy degli anni Ottanta. Sono ricordi però. Oggi non esiste più niente di tutto questo. Quella che fu quella grande industria sta semplicemente facendo le valige per andarsene via dal nostro paese.
A dirlo non sono cospiratori né esponenti dell’opposizione bensì un ministro. Proprio colui a cui è stato dato l’originale dicastero del made in italy, Adolfo Urso. Ha parlato nel corso del meeting di Rimini. Dice chiaramente che il governo ha fatto i compiti e ha ottemperato agli accordi, l’impresa automobilistica no. E non c’è un piano B. Ha parlato di richiesta alla Cina di realizzare impianti industriali nuovi e di un piano per il nucleare in grado di dare nuove fonti energetiche per il nuovo automotive.
La versione di Urso asserisce di un lavoro da parte del governo per rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7 e un piano incentivi. Cose fatte, ma gli del progetto di implementare una nuova produzione di veicoli neanche se ne parla. E allora partono la reazione dell’interesse pubblico: verranno spostate le risorse del Pnrr.
E poi, sempre D’Urso: “Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non rispetta gli impegni”. Chiaro che i contratti di sviluppo possono essere ottenuti da Stellantis solo se si garantisce l’incentivo dell’occupazione non se viene ridotta.
Ma il problema principale resta quello del costo dell’energia. E qui scatta la solita chimera del nucleare: moderno, di terza generazione, sicuro. Il governo in tal senso sta ragionandone con Confindustria. Ma si tratta di un problema che non si risolve ragionandone con Confindustria bensì convincendo tutti della necessità di questa svolta. E con “tutti” si intende la società al completo. Ma in un paese che rifiuta anche gli impianti per gestire i rifiuti selezionando per tipologia e capacità di rimessa in funzione del materiale originario, pare un’impresa più titanica che riportare il settore industriale in Italia grazie alla Cina.