È forse arrivato il momento di guardarci in faccia con gli occhiali con cui guardiamo il mondo e facciamo le pulci alle inadeguatezze altrui. L’Europa e i paesi che principalmente la rappresentano non vivono una stagione migliore in un Occidente in crisi.
In Francia i socialisti che si rifiutano di sostenere fino alla sua fine il macronismo in scadenza. Proprio lo stesso macronismo che gli ha risparmiato la normalità della destra di governo, grazie all’indizione di elezioni anticipate per il rinnovo del parlamento. Sempre i socialisti “rifiutano di essere complici del paradosso della democrazia”. Eppure Mèlenchon aveva assicurato il sostegno esterno a un governo di sinistra, anche senza il suo diretto intervento.
Ma dal Regno Unito anche il neo eletto premier Keir Stramer pare non vivere una stagione floreale. Ci sono problemi finanziari e sociali. Bisognerà fare tagli, quindi sacrifici, come un qualsiasi governo conservatore. Nel frattempo però deve assicurare che non aumenteranno le tasse. Ma nel frattempo, sempre Stramer, parla di “buco nero” delle finanze. Si tratta di ventidue miliardi di sterline da raccattare per riparare il mostruoso vuoto di bilancio.
Chiaramente si scarica sugli avversari che hanno lasciato le redini di governo dopo sette anni di “mala gestio” – è la versione del governo subentrante.
Ma per far seguire i fatti alle parole bisognerà fare, anche lì, una stretta su alcune voci importanti. Eppure c’è da migliorare, sempre nel Regno Unito, i servizi pubblici, la Sanità … E “chi ha le spalle più larghe porterà il peso maggiore”. Parola del laburista Starmer. Si prevedono così l’arrivo di tasse sugli utili straordinari delle grandi imprese e sui capital gain, così come sui dividendi dei grandi azionisti.
Non troppo diversa la nostra Giorgia torna dalle vacanze ci dice di esser rinfrancata e che aveva bisogno di questa pausa con la sua bambina per rigettarsi sul lavoro, ma in verità dovrà contare il centesimo col suo Giorgetti per rivedere i punti tematici da limare nella nostra finanziaria. E anche lì saranno lacrime e sangue e crisi vera, perché nessuno accetterà di buon grado di firmare una legge che rimodula il dare di ogni cittadino in modo ancor più penalizzante.
Tutto questo è sotto giudizio di grandi oligarchi che debbono decidere se continuare ad investire sul nostro debito o ritirarsi dal cattivo investimento. Quanto ancora il modello Europa rappresenta un buon affare? E questo non in modo general generico per la democrazia e la tenuta del suo modello, bensì per la tenuta dei suoi conti.
Ma alla fine forse continueranno a darci fiducia perché, sempre nel mondo, in definitiva non c’è tanto di meglio da fare.