Il pensiero della politica ha bisogno di trovare un suo nuovo centro, una nuova capacità di trovare identità concettuale auto-fondativa. In altri termini non può restare schiave di mosse da influencer che traducono in una nuova significazione il vecchio sensazionalismo col quale il Novecento ha costruito miti di cartapesta e fallimentari come le dittature comuniste, fasciste e naziste.
In altri termini “la politica deve uscire dal ricatto falso dei populismi di destra e di sinistra, deve capire il nuovo mondo e ripartire dalla libertà e dall’equità. Noi che viviamo dalla parte democratica e libera del nuovo Muro, dobbiamo saper riaccendere i sogni delle persone”. Chi parla è Tony Blair. Sì, proprio lui. Il leader laburista che piaceva anche ai liberali di destra che si impantanò nella guerra in Iraq e ordinò (insieme alla Francia di Sarkozy) i bombardamenti in Libia che posero fine al governo di Saddam Hussein ma riversò ondate di immigrazione sulle nostre isole. Sì, proprio lui dà lezioni di politica. Ma l’obiettivo non è dare la linea su quel che bisogna fare, bensì dare illuminazioni su quello che dovrebbe essere oggi la politica e non è.
L’ex premier so tutto io ha scritto un libro sul nuovo significato dalla leadership pubblicato da Mondadori e Il Corriere della Sera non poteva mancare occasione di intervistarlo. Si pone come nuovo Machiavelli col sottotitolo: “l’arte di governare” come nel titolo On leadership. I contenuti sono esaltati da The Guardian.
Ma la domanda, da non fare a lui ma al senso dei tempi, è sulle ragioni per cui susciti tanto interesse da trovare pubblicazione anche su altri notiziari. Ed è questa la radice della domanda sul fondamento della leadership. Perché un personaggio consumato della politica internazionale dovrebbe suscitare ancora tanto interesse? Ed è in questo senso la risposta alla dimostrazione dell’esistenza di un carisma nel soggetto che si occupa dell’arte del governo. Ma una risposta deve essere trovata anche nei soldi che muovono le interviste, la pubblicazione di libri, la fabbricazione di clamore mediatico attorno a una persona semplicemente molto conosciuta.
Detto questo e si deve sempre ricordare il curriculum di Tony Blair protagonista di una nuova stagione di riformismo nel quale categorie pan-sindacaliste e rivendicazioniste, da una parte, e l’attenzione verso le questioni del mercato e della sua espressione tra i mercati, trovava nuovo fondamento.
Una ragion d’essere per la sua riflessione però bisogna ammettere che c’è. Chi fa politica deve capire il suo ruolo nel mondo e rispettando le compatibilità con i soggetti portatori di interesse, i diritti e il sistema di tutele sociali che debbono valere, deve avere un disegno, un’idea forte, una sintesi sull’esistente. Altrimenti si milita a vestire i panni del faccendiere di interessi più grandi. Ed è il crinale che la politica ha preso con diversi suoi rappresentanti tanto da diventare pericoloso perché espressione di una tendenza fondamentale del nostro tempo.
“Il leader non deve pensare a quello che la gente vuole ma a quello di cui la gente ha bisogno, e convincerla che sia quello che vuole. Altrimenti è un follower”. È il pensiero del nuovo socialismo di Tony Blair che promuove il suo nuovo libro.
Il vecchio inquilino di Downing Street è bravo ad entrare in empatia col popolo. Lo ricordiamo in lacrime vere davanti la morte di tanti ragazzi in Iraq e dopo la morte di Lady Diana, E non fa sconti ai leader di oggi. “La vera responsabilità è nostra, della politica tradizionale. Ci sono questioni su cui entrambe le parti assumono posizioni estreme. Ma la maggioranza delle persone non pensa così”.
Ed ha una missione al nuovo riformismo: “giustizia sociale, il fine della sinistra resta quello. Se sapremo rendere i frutti della rivoluzione tecnologica disponibili a tutti, dalla sanità alla scuola, non soltanto supereremo il vecchio conflitto novecentesco tra capitale e lavoro, ma pure quello moderno tra sovranismo e globalismo, tra populismo ed élites”.
Parola di Tony Blair. Ma non è certo che gli attori di oggi sapranno rendergli grazia.