IL problema è che faranno i due da grandi. Essendo due grandi debbono cogliere le occasioni date dalla Storia, la loro e quella che si leggerà, di far convergere percorsi personali a fasi epocali.
Non si conoscono bene le rispettive disponibilità a fare. Se da una parte Marina Berlusconi ha detto chiaramente che non intende scendere in politica emulando le gesta del padre, altrettanto non si può dire di Mario Draghi. I due però si sono incontrati a Milano l’11 settembre a casa della donna più potente e insieme più al riparo dei riflettori di questo paese. (Lo dice l’Ansa. La visione diretta è interdetta al cronista come qualsiasi vera presenza del divino tra gli uomini).
Non è un mistero il fatto che si debba scegliere che rapporto stabilire col gioiello di famiglia: il partito Forza Italia. Se a trenta anni di età ha raggiunto maturità propria per camminare con le proprie gambe oppure tenerlo sotto protettorato della famiglia con una guida autorevole. E allora Mario Draghi sarebbe la persona giusta. Ma si tratta di vedere se si sente giusto lui. Al momento si limita a rispondere scherzosamente: “Il mio futuro? Forse farò qualcosa o forse no”.
Appena due giorni prima Mario Draghi si era presentato come leader assoluto del paese proponendo un doppio piano Marshall per salvare l’Europa emettendo degli Eurobond. La qual cosa aveva fatto tuonare diversi blogger, in testa “il rossobruno” a tutti Sergio Rizzo: “ma chi è Mario Draghi?” – la prima domanda retoricae poi la seconda – “Da chi è stato eletto?”
La domanda è insolente ma centrata. Ma la risposta si trova nell’origine dell’autorità che spesso viene data dai galloni guadagnati in carriera elettorale, però l’autorità più grande è data dalle res gestae e dalle imprese dimostrate sul campo. E i Berlusconi lo sanno perfettamente. Ed è per questo che Mario Draghi rappresenterebbe l’incarnazione del leader maximo precedentemente rappresentata da Silvio.
Con il discorso di Bruxelles l’investitura di Mario Draghi appare quasi naturale. La sua autorità non gli è concessa ma se l’è presa di fatto. E Marina questo lo ha capito.
Staccando il riflettore dall’uomo in mezzo c’è il ruolo del centrismo in Italia. Deve sostenere la destra moderandone i toni e le aspirazioni per ricondurla a più miti, ma rigorosi, ambiti europeisti? Oppure ha ancora la possibilità di disporsi come forza centrale in grado di dare le carte per governare scegliendo l’interlocutore più adeguato? Ma per fare questo salto di qualità c’è bisogno di uno slancio più grande a cominciare dalla leadership. Chi governa un nuovo soggetto di respiro liberaldemocratico deve avere il carisma e la credibilità giusta. Se esiste una persona di questo genere bisogna anche fare in fretta perché il tempo manda in malora anche le virtù dianoetiche riferite a un grande capo.
E allora Mario Draghi