Il problema era stato tematizzato da mesi ma non approfondito. La superficialità di questi anni fa spavento e tanto più la leggerezza apparente con la quale si prendono decisioni che potrebbero essere senza rimedio.
IL problema sta tutto nel concetto di difesa. Tutti sanno che i paesi d’Europa avevano messo a disposizione in una parte del proprio arsenale militare per il contenimento dell’avanzata russa in Ucraina. Erano armi, quindi, che dovevano servire sola a difendere i propri confini e non potevano essere usate fuori da questi.
Un ragionamento ben chiaro che serviva anche a dire alla Russia: noi non siamo contro di voi ma se voi avanzate manu militari a ridosso di una nostra area dobbiamo mettere nelle condizioni chi si difende a portare avanti con un minimo di credibilità questa operazione.
E solo gli amici stretti di Putin non arrivarono a queste conclusioni continuando ad osteggiare l’invio delle armi in Russia. (Non dobbiamo mai dimenticare che tra Russia e Italia c’è un’antica amicizia: fu fondata Togliattigrad, Il Partito comunista italiano aveva rapporti e filiazioni col partito di Unione Sovietica, vere o no sono innegabili i rapporti tra la Lega di Salvini e Putin … Per non parlare di un’attenzione tutta particolare con cui i nostri ambienti intellettuali hanno giustamente guardato alla letteratura russa).
E fin qui si teneva un quadro extra-governativo nel quale si incentrava sul concetto di difesa da verificare solo come difesa dei propri confini. Eppure diverse azioni militari in territorio russo erano state effettuate ed era assai improbabile che i soli armamentari ucraini l’avessero condotta. Ma ufficialmente erano date come operazioni ucraine in campo russo.
Il ragionamento ora è se il concetto di difesa ha qualche senso restringerlo come puramente protettivo dei confini oppure se inevitabilmente nella difesa si debba comprendere anche il contrattacco, quindi l’invasione in territorio russo. E se in questo concetto di difesa l’operatività possa esser demandata anche ad armi arrivate dall’Europa.
Nel campo progressista è stato Romano Prodi a catalogare come “ipocrita” questa versione edulcorata della difesa militare.
IL centrodestra in difficoltà, ma non sulla questione in sé, bensì sui vecchi amici della Russia di Putin che si rifiutano di muovere contro i loro riferimenti.
La risultanza è stato il voto a Stasburgo abbastanza uniforme ma con diverse defezioni italiane vede confermare il divieto ad usare le armi in territorio russo. È l’articolo 8. La revoca alle restrizioni per l’uso delle armi in territorio russo. Ebbene, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia trovano conforto nel voto del Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra per mantenere il divieto.
Ma a Strasburgo passa la linea di potere usare le armi contro la Russia con 425 voti a favore. E così l’Unione Europea si mostra indifferente al monito lanciato da Putin per cui con questo placet agli ucraini la Nato sarebbe entrata in guerra contro la Russia e ne avrebbe fatto le spese. In questa massimizzazione però difficilmente vengono presi in considerazione coloro che non hanno fatto parte della grande alleanza antirussa.
E il problema è se da allora dovranno essere proprio loro ad occuparsi di difesa, ma non in modo concettuale. Bensì perché presi per l’anello debole della catena.