L’asprezza con la quale il Papa ha brevemente trattato il problema dell’aborto sorprende e lascia perplessi perché mai il Santo Padre si era espresso con parole così lapidarie. “È omicidio – ha detto senza attenuanti – i medici che lo praticano sono sicari”.
Chiaramente non sorprende tanta asprezza da parte di Santa Madre Chiesa sull’argomento ma Bergoglio si era sempre distinto per maggiore capacità di levigare i problemi affrontati in precedenza con categoricità dal Tribunale della Chiesa. A cominciare dal “chi sono io per giudicare?” riferito al mondo omosessuale l’attenzione alle contraddizioni della società, mai soffocate con l’inquisizione, la novità di Papa Francesco pareva sostanziarsi proprio nella maggiore attenzione.
E invece su un eterno problema, quale è l’aborto, si è espresso in modo lapidario. Forse perché temeva di essere superato in categoricità e determinismo dal re del Belgio Baldovino che rifiutandosi di firmare la legge che consentiva di abortire si è addirittura dimesso. Ha confermato che su di lui sta andando avanti la procedura per la beatificazione.
Queste dichiarazioni sempre dall’aereo. Pare essere questo un momento propizio in cui il Santo Padre avanza in avanscoperta dialettica sulle prospettive che ha in animo. Pare che il momento in cui le cose dette pare siano espresse in maggiore liberalità sia propizio per comprendere i segni di cambiamento o di ritorno a i capisaldi tematici già conosciuti.
Ma non c’è sospensione da terra quando afferma perentoriamente: “Le donne hanno diritto alla vita, la vita loro e la vita dei figli”. E poi altrettanto perentoriamente: “un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano”.
Eppure appena cinque anni prima non era stato così lapidario sul problema. Il 28 gennaio 2019 lo aveva affrontato nella completa problematicità partendo dal conflitto interno che aveva una donna prima e dopo questa pratica. Aveva detto che il dramma si avvertiva tutto, anche dopo, in confessionale con i sensi di colpa. Aveva addirittura mosso qualche parola consolatoria: “alle donne che hanno questa angoscia dico: tuo figlio è in cielo, parla con lui, cantagli la ninna nanna che non hai potuto cantargli”.
Difficile capire i motivi di tanta asprezza. Se faccia parte di una revisione politica, al fine di accontentare una parte del Vaticano più ancorata ai dettami tradizionali, oppure se il Papa stesso abbia voluto sollecitare una stretta su un problema che non era stato più trattato. Una questione antica di cui le posizioni non erano state sufficientemente ribadite.
Altrettanto irremovibile nei confronti dell’obbligo di denunciare gli abusi sessuali fatti in sede attinenti all’esercizio della fede e della formazione cattolica. Ma in tal senso è fin troppo comprensibile non avendo fatto altrettanto i suoi predecessori.
Ma uno stile così lapidario e irremovibile sull’aborto, anche se perfettamente coerente coi dettami, è qualcosa che i decifratori di cose vaticane dovrebbero spiegarci. Ma solo se in quei luoghi il libero pensiero fosse consentito di circolare. Forse un giorno o l’altro bisognerebbe affrontare anche questo problema.