La strade sono due. Tagli o tasse. Oppure tutt’è due un po’. La discussione nasce da qui. Ed è chiaro qui che ciascuno voglia intervenire per sostenere il suo dicastero, le sue priorità, le esigenze della sua territorialità. Ma da qualche punto bisogna pur partire. Ed è anche vero che non si può prendere il bisturi per addivenire ai famosi tagli se non si ha contezza del tutto. Chi ha precisa contezza del tutto è lui, il ministro in persona. Quindi sarà sempre Giorgetti a dover fare la parte del cattivo.
Il ragionamento che produce la discussione sulla prossima manovra di bilancio si impantana quando si comincia a ragionare sul problema dell’evasione che è endemica, riguardante ogni classe sociale o di reddito. Tutta dovrebbe essere perseguita ma facendo parte del corpo vivo della società, quella votante o non votante, è chiaro non si farà. O si farà in modo molto veniale cercando di perseguire emblematicamente quei casi più eclatanti a cui si darà massimo risalto in cronaca.
Ma il ragionamento sul bilancio di uno Stato è cosa diversa e non si può davvero fermare all’episodico. Chiamate in causa le banche messe all’indice sui superprofitti. Queste non rispondono ma risponderebbero volentieri a distanza che non hanno sentito peana nei momenti di crisi quando invece hanno tenuto tenendo in piedi la credibilità del sistema.
Salvini si sfoga giustamente su Tabarez e la Stellantis. Altrettanto fa da sempre Carlo Calenda che è l’uomo politico italiano dal merito di non aver mai perso di vista la questione della ex Fiat, dei suoi costi materiali per il sistema, quanto è costata e soprattutto la beffa di vederla traslocare in Francia lasciando in brache di tela la forza lavoro finora servita a portare avanti questo grande comparto industriale.
IL motivo conduttore deve tornare ad essere gli sprechi in tanti ministeri, enti pubblici anche non economici che vivono di contributo pubblico: “ogni euro che spendono è un euro che tolgono ai cittadini e alle imprese che pagano le tasse”- ha detto Giorgetti.
IL problema però sta nel concetto di sprechi e poi nell’andare effettivamente ad individuare. I comuni sono in forte sofferenza. Se non riuscissero ad avvantaggiarsi di finanziamenti arrivati dalle rispettive amministrazioni regionali la loro amministrazione servirebbe a sostenere se stessa.
Si dovrà rendere strutturale il taglio del cuneo. Abbassando le tasse nella speranza di far circolare meglio e più la moneta. I problemi che vengono di conseguenza come “lo scalone sulla soglia di trentacinquemila euro” attuale che dovrebbe scalare con qualche tecnicalità a quarantamila, fino agli incentivi a chi non va in pensione anticipata.
Tutto il resto sarà Storia per quelli che riusciranno a discernere bene dalle grida dei contraenti per capire bene i problemi effettivamente sul campo. Ma allora l’attività centrale non sarà individuare chi è stato il cattivo ma quella di mettersi le mani in tasca e capire quanto si è più poveri.