“Un dipendente infedele della nostra banca, con un comportamento che ha gravemente violato le norme, i regolamenti e le procedure interne, ha consultato dati e informazioni riguardanti alcuni clienti in modo ingiustificato“. E si vorrebbe che tutto finisse lì. Uno e uno solo. Un soggetto sovvertitore, una persona affetta da curiosità morbosa, un esempio deviante, il caso tipico della mela marcia…
Tutto è risolto? Possiamo confidare che i sistemi informatici siano blindati contro l’incursione di hacker o di operatori infedeli?
Certo che no. Ed è per questo che il dibattito continuerà all’infinito e altrettanto certo che non avrà una risposta. L’unica risposta possibile sarebbe nell’accettazione di noi tutti di trovarsi in un mondo dove ogni piccolo particolare della personale vita, ogni angolo riposto della propria privatezza, può essere messo al bando o peggio ancora essere usato contro di noi oppure essere ricattati perché queste due prime ipotesi non avvengano. Ma, affinché tutto questo non avvenga, deve esserci l’accettazione di visibilità da parte di ciascuno di noi. Anche se agiamo nel più profondo del privato sappiamo perfettamente che niente potrà rimanere celato se qualcuno andasse a sbirciare nello spioncino telematico.
Ma la consolazione consiste nel fatto che, se si è una persona comune, dei dettagli della propria vita privata non interessa nessuno. Se si è una personalità pubblica, allora, ogni dettaglio potrebbe essere ghiotto per essere messo al bando.
Ma anche qui c’è un’ingiustizia. Tra le 3.572 persone su cui l’operatore di Banca ha frugato per conoscere dettagli dei loro movimenti, si conoscono i nomi di quelli impegnati in politica. Sappiamo che ci sono 34 politici. Tra questi, la premier Meloni, sua sorella Arianna e l’ex compagno Giambruno, sei ex premier, ministri tra cui quello della difesa, Guido Crosetto. Gli altri 43, cioè attori, cantanti o sportivi, non se ne conoscono i nomi e i cognomi. Non si sa chi siano. Tanto più gli oltre tremilacinquecento indagati dalla lente dell’operatore indiscreto. Ora sarà tutto da stabilire se agiva per proprio conto o se era il mandante di altre attività criminose o semplicemente investigative tese a conoscere meglio le loro prede in termini di stili di vita.
Ma le nozioni più importanti le conosciamo. È che i politici sono la carne da vendere nel sistema delle informazioni relative ad indiscrezioni, anche perfettamente legittime, circa la loro vita privata. Al secondo posto arrivano soggetti semplicemente possidenti in virtù della loro attività pubblica e del loro successo.
In ultimo vengono tutti gli altri che potranno comunque essere osservati e investigati ma di cui, come materiale di informazione, non frega niente a nessuno se non ad eventuali venditori di polizze o fondi di investimento.
Sul piano della pubblica informazione tutto questo stabilisce un criterio anti egalitario nel quale, davanti all’indiscrezione e alla suscettibilità di smascheramento dei propri affari segreti, non siamo tutti uguali. Una piramide rovesciata dove comunque ad essere interessante è la punta. La base serve a creare il sostegno per questa ultima e dare interesse a tutta la struttura.
Solo che, non si prende sufficientemente coscienza sulla trasparenza totale delle nostre personali vite. E qui ci siamo dentro tutti. Ogni spesa o aspetto riguardante la vita di ciascuno. In tal senso il mondo diventa egualitario. Ma è ben lontano dall’essere una consolazione.