L’anno in corso pare sia coerente alla tendenza. Diminuiscono le nascite. Da gennaio a luglio i neonati sono 4.600 in meno il 2023. Ma è proprio questo, l’ultimo anno di cui abbiamo ovviamente i dati per intero, che le nascite scendono a 379.890. Sono tredicimila in meno rispetto all’anno ancora precedente con un calo del 3,4%.
Di qui tutte le deduzioni possibili. Sia di natura sociologica che di orizzonte morale. Evidentemente per le giovani coppie il nostro paese è una realtà sempre più incerta dove costruire la speranza della nuova generazione e per problemi, rischi e precarietà, meglio riuscire a provvedere innanzitutto a sé stessi perché a nuovi arrivati non avrebbero alcun futuro in questo contesto.
E non si dica che l’umanità si è sempre rigenerata anche nel corso di guerre, carestie e pestilenze. Il rapporto con la vita, la propria e quella possibile, era totalmente diverso fino a due generazioni fa. La tendenza al decremento di nascite è un fatto insistente e insistito negli anni per non destare oneste preoccupazioni.
Anche il visionario, multimiliardario e visionario Elon Musk davanti ai dati del decremento di nascite pare abbia detto che il nostro paese è destinato all’estinzione.
E la classe dirigente pur tematizzando in modo ricorsivo la questione pare non voglia affrontarla di petto. E questo si capisce per il fatto che si tratta di una problematica nella quale si incontrano tante questioni, tra queste anche quella strettamente esistenziale sul senso della vita in questo inizio di millennio, sulla nuova consapevolezza del mondo e degli ambiti ristretti in cui si è chiamati a perpetrare un’esistenza inautentica. In una parola, il senso di insofferenza per i propri ambiti di vita, l’incoerenza tra beni a disposizione e i bisogni prodotti dalla società finiscono per soffocare ogni volontà di affermazione generazionale nel mondo. Quando è riuscito a sopravvivere il proprio ristretto ambito si è già operato, giorno per giorno, un capolavoro.
IN un’età in cui manca l’ottimismo, non lo si trova attraverso il lavoro che non c’è, tantomeno nel miraggio di un’ascesa sociale o nel cambiamento oggettivo delle condizioni di vita generali. Tramontata la fede come raccolta delle malinconie per innervare l’esistenza di nuova forza, restano pochi propellenti per dare forza a un progetto grande e ambizioso come costruire una nuova nascita.
E questo è. E pare pure.