La Liguria oramai è il sestante della tendenza fondamentale del momento nel resto del paese. Il centrosinistra gioca tutto. Se non ce la fa dopo l’inchiesta della magistratura e l’arresto di Toti che ha messo fine alla precedente amministrazione di centrodestra non ce la farà mai. Stessa condizione però per il centrodestra. Sono troppe le filiazioni, i contatti, le cose messe in piedi durante il governo regionale di Toti per essere buttate all’angolo e ricominciate dal rivale storico.
Ed è per questo che il centrosinistra ha schierato un personaggio di respiro fortemente nazionale. Andrea Orlando, candidato presidente, è stato quattro volte ministro, è deputato da diciotto anni, ha vissuto e conosciuto tutto e tutti all’interno del suo partito.
Lo sfidante, Marco Bucci, non poteva che arrivare dal mondo civico. È la solita carta che si gioca l’indomani di un governo finito male e desideroso di fare un giro a vuoto per metabolizzare le tossine dei procedimenti giudiziari coi quali si è conclusa la precedente esperienza amministrativa.
Il centrosinistra però non ha voluto Italia Viva. Il centrodestra schiera tutta la sua potenza di fuoco dimostrando di non voler dare la partita per persa. Troppe cose in ballo in Liguria per il porto di Genova, non si tratta di politica regionale ma all’opposto dello specifico sostanziale che dà nerbo e ossatura a tutta l’economia nazionale. Impossibile perdere. Ma qualcuno dovrà pur farlo.
Somiglia alle elezioni americane dove la Liguria è assimilabile a un paese oscillante nel consegnare la vittoria a uno o all’altro candidato. Il Michigan, ad esempio. Ma mentre la vittoria in Michigan potrebbe dirci chi sarà il presidente degli Stati Uniti quella della Liguria riconsegnerebbe solo il senso di crisi a uno degli schieramenti: quello sconfitto.
Ma in tutto questo computare i benoltrismi presenti in questa tipologia di analisi ci si dimentica che a concorrere sono due persone in carne e ossa – assieme ad altri comprimari le cui finalità sono tutte da definire e le possibilità di farcela, nulle.
Da una parte Andrea Orlando che come ministro dell’ambiente nella questione Ilva consentì all’esproprio senza indennizzo. Come ministro della giustizia non riuscì a varare i decreti attuativi del piano carceri ma solo tipizzare i reati in alcune fattispecie. Come ministro del lavoro si è tipizzato nella fattispecie di ministro della cassa integrazione.
Invece Marco Bucci, viene dal mondo dell’impresa essendo stato manager dell’industria farmaceutica. La sua carriera politica nasce nel giugno 2017 quando diventa sindaco di Genova e rieletto nel 2022. Ha il record di essere il primo sindaco di centrodestra eletto a Genova nel secondo dopoguerra. Ha il merito di aver aperto la pratica per lo sblocco dei risarcimenti per le vittime dell’alluvione di Genova avvenuta nel 2011.
Il dibattito dovrebbe concentrarsi su loro due. Va a disperdersi in mille rivoli, invece. Primo tra questi l’ennesima prova di vitalità delle coalizioni e delle capacità di stare assieme. Come se questa capacità non fosse determinata solo e soltanto dalle persone che rappresentano questi schieramenti.