Sindacato e governo agli scambi di ironiche cortesie e di battute salaci ma nessuna soluzione, Lo sciopero era stato già convocato. La manovra finanziaria è stata già licenziata dal governo per l’approvazione in Parlamento. Non ci sono stati protocolli di onore tesi a riconoscere quantomeno i due apicali ruoli nella società e nelle funzioni dello Stato. Quindi perché incontrarsi? Semplice: affermare ciascuno la propria unilateralità.
L’esordio faceva prospettare l’esito. Due regali per la presidente del Consiglio. Il libro L’Uomo in Rivolta di Albert Camus glielo ha portato Maurizio Landini (Cgil). Una calcolatrice è stata invece offerta da Pierpaolo Bombardieri. Serve a fare meglio di conto ed evitare le gaffe in televisione, il messaggio non tanto velato del sindacalista. Così come Landini ha voluto simboleggiare il clima che si sta preparando per lei in una narrazione che però ha il respiro strettamente esistenziale.
Accanto a queste cortesie al fiele schierata tutta la guarnigione sindacale del sistema paese. Insieme agli irriducibili Cgil e Uil c’erano le sigle Cisl, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse.
Nel ping pong di contumelie ha un gioco facile Giorgia Meloni nel rivendicare il fatto che le lacrime e sangue presentate nel disegno della legge di bilancio sono giustificate dagli sperperi fatti prima di loro. Vedi reddito di cittadinanza. Se lei non ci sa fare gran che con la calcolatrice ad aggiornare sui numeri è presente il ministro Giancarlo Giorgetti e con loro lo staff sostanziale di governo: Antonio Tajani, Adolfo Urso, Alfredo Mantovano ed altri eminenti rappresentanti. Nostro dovere è tenere i conti in ordine – spiega il tandem Meloni e Giorgetti. E insistono: “noi a differenza del precedente governo non inseguiamo il consenso nell’immediato ma vogliamo fondare le basi per una duratura crescita. Ma non intendiamo scaricarne il costo sulle generazioni che verranno dopo”.
L’Irpef vede il passaggio strutturale al cambiamento da quattro a tre aliquote. Si accorpano i primi due scaglioni di reddito. Si attendono gli effetti del concordato preventivo per intervenire anche sullo scaglione successivo.
Tutte cose per cui è sufficiente leggere un giornale.
Landini va all’attacco oramai come rappresentante del partito del lavoro e unico vero oppositore al governo in carica. La logica da lui espressa guarda ai valori fondanti, quindi alle priorità indipendentemente dalle contingenze. E questa priorità consiste nel lavoro. Averlo, conservarlo e poterlo svolgere in sicurezza. Un valore concreto da garantire a tutti.
Landini parla di “cambiamento radicale”. Nessuno degli eletti parlamentari ha più il coraggio di parlare così. E poi senza mezzi termini: “bisogna andare a prendere i soldi dove sono”. Si tratta della rifondazione dei nuovi pilastri del socialismo per il terzo millennio. E poi il sarcasmo: “vediamo per quale ragione ci hanno convocato ora. Ce lo debbono spiegare loro, visto che non era mai successo che un governo presentasse in Parlamento una manovra già decisa, già fatta, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali”.
Incalza anche la Uil con Bombardieri. La centralità è l’altra parte della medaglia del lavoro: il salario. “Chi vive di salari e di pensioni ha avuto la perdita di potere d’acquisto più forte. Nessuno mette in dubbio che il governo abbia consolidato strutturalmente il cuneo fiscale, ed è un risultato che io rivendico, ma è per cinque anni e, comunque, nella busta paga di gennaio non entrerà un euro in più”. Quindi la proposta: “detassare gli aumenti contrattuali”.
Il 29 novembre lo sciopero generale si farà. Almeno così vogliono Cgil e Uil. Il resto è letteratura. Ed il lavoro che c’è parte dalla fondazione del nuovo soggetto politico che parta da questioni concretissime.