Problema: il commissario dell’Unione Europea rappresenta la tenuta della sua maggioranza con la sua parte conservatrice ma anche l’espressione dei desiderata di un paese fondatore quale è l’Italia. Far saltare questo accordo significherebbe perdere un’ala vicina alla direzione della presidenza europea ma anche la fiducia di un’azionista importante quale è il nostro paese.
Tutto dovrebbe far presupporre che questo non avverrà. Ma pare proprio che dovremo conformarci a questa eventualità essendo tanti e diversi i venti a cospirare con la nomina di Raffaele Fitto.
Il gruppo di Socialisti e Democratici non digerisce bene questa inclusione di colui che è considerato un elemento della destra al governo italiano. Von der Lien sembra voglia facilitare l’ingresso dei sovranisti per adeguarsi allo spirito del momento. Se così fosse, dicono i socialisti europei, deve esser detto a chiare lettere e in questo caso loro sarebbero pronti ad uscire. Ma il feeling con la destra del vecchio continente sembra continuare anche seguendo il senso del voto dei Popolari contro la loro maggioranza sulla riforestazione per sostenere una linea della destra.
Ma tornando a Fitto, i Popolari sono scontenti perché avrebbero preferito che la presidenza del Consiglio italiana pescasse nel loro ambito, non in quella del partito personale di Giorgia Meloni. Tutto ciò ben al di là del valore, dei meriti, delle idee e delle potenzialità della persona Raffaele Fitto.
Dietro al ministro italiano si intravede una maggioranza europea che vuole cambiare fisionomia. E non si tratta solo di formule. L’eventuale nuovo governo è molto dubbio se fosse disposto a votare la transizione ecologica e ad entrare nella gestione della traballante economia con aiuti pubblici.
Ma in mezzo ci resta sempre il povero Fitto che si è dovuto sorbire l’istituzionale interrogatorio per dimostrare quanto è cristallina la sua coscienza di democratico davanti il Parlamento europeo.
Materiale buono per gli strali polemici di Giorgia Meloni che ne ricava la sintesi: “Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra”.
Ma è anche chiaro quanto sia Ursula a fare la furbetta servendosi dei classici due forni, a destra e sinistra. Solo che i voti dei nazionalisti, in questo vento di destra determinato da Trump, non vanno proprio giù a un grande pezzo della maggioranza da cui è sostenuta.
E allora, come tipicamente accade, si farà il valzer delle consultazioni. Tipicamente si cercherà di spuntare su qualche cosa concreta oppure quello sarà l’offerta della presidente di commissione per addivenire a più miti consigli i socialisti.
Ma non è detto che questo stavolta gli riesca. E non è neanche pensabile che lo stallo della Commissione Europea continui così a lungo davanti il mondo che guarda. Alla faccia del maggiore protagonismo e decisionismo da dimostrare in Europa!
Tutto ciò consiste in una datità che a paragone con la decisionalità degli altri mondi sulla Terra ci fa pensare quanto sia antico il nostro ma anche quanto irriducibilmente nostro, tanto da non poterci mai rinunciare.