Che succede se la Lombardia smette di essere la locomotiva d’Italia? Semplice. L’Italia si ferma. E visto che in economia non esiste la categoria di stasi – così come non esiste in fisica o in nessuna fisiologia – questo determinerebbe crisi, paralisi, caduta.
Non siamo in questi termini ma, certo, deve suonare assai strano il dato licenziato dalla Banca d’Italia per cui l’economia lombarda continua a crescere, sì, ma in maniera molto contenuta. Ad un aumento dello zero quattro per cento segue identicamente la tendenza nazionale. La Lombardia invece ci aveva abituato a stare avanti, alla sua immagine di avamposto d’Europa in un paese irto di contraddizioni come è il nostro.
Il problema lombardo ammesso dal rapporto della Banca d’Italia consiste nel calo delle esportazioni verso l’Europa e verso gli Stati Uniti. Una debolezza che si è cominciata a registrare per tutto l’anno scorso e per la prima parte di quello in corso. Non si osa pensare cosa potrà succedere se i dazi annunciati da Trump fossero confermati.
Il dato bizzarro però consiste nel fatto che la Lombardia conosce una crescita, sì, ma nei servizi. Addirittura il turismo, specialmente su Milano, si conferma come un settore trainante per tutta l’economia. È arcinoto che una città come Milano attrae tanto turismo come quello culturale di una realtà come Roma. Ma anche per Milano e dintorni “nell’industria, la produzione è diminuita, risentendo della debolezza della domanda sia interna sia estera”.
Rallenta anche l’attività produttiva del settore delle costruzioni. Questo nonostante la ripresa delle opere pubbliche sostenute dall’avvio dei cantieri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
I profitti delle imprese lombarde si sono mantenuti elevati e la quasi totalità delle aziende ha valutato le proprie disponibilità liquide sufficienti per fronteggiare le necessità operative e il rimborso delle rate dei finanziamenti. La domanda di prestiti si è ridotta; dopo circa quattro anni di sostanziale stabilità, il rallentamento ciclico ha determinato una ripresa dei tassi di insolvenza sui debiti delle imprese.
Cresce l’occupazione. Ma le condizioni del mercato di lavoro cambiano. Diminuiscono le ore lavorate nell’industria. Aumenta la Cassa integrazione guadagni. Inspiegabilmente però migliora il reddito delle famiglie. Questo probabilmente perché sono aumentate le retribuzioni. Si tratta però di un andamento che ha solo compensato la perdita del valore d’acquisto nei due anni precedenti.
Si attesta, infatti, anche una riduzione dei depositi bancari. I risparmi vanno verso altre forme di tutela. SI è placata anche la corsa ai mutui per l’acquisto della casa ed anche le compravendite diminuite confermano questa tendenza.
In sostanza rischia di arenarsi anche l’argomentazione consolatoria delle diverse velocità nel nostro paese. Ma se questo avviene l’omologazione si verifica sempre verso il basso. E di questo dovremo iniziare a preoccuparci tutti.