Il gioco consiste nei due fuochi che colpiscono lo stesso oggetto ma i cui proiettili vanno di rimbalzo contro chi ha sparato. Tanto che quello stesso oggetto rimane difficile da decifrare. Consiste nello stesso oggetto portato alla prima attenzione degli sparatori oppure è una cosa diversa?
Il problema è che Corte costituzionale e Cassazione decidono su aspetti diversi. La prima Corte guarda la legge nelle sue articolazioni e dice che alcune di queste sono impossibili. La Cassazione la prende in blocco per decidere se la materia può andare a referendum o meno. E decide che può andarci. Ma quale dei due approcci? Quello rimasto dalla dichiarazione di incostituzionalità di alcune sue parti? Oppure tutto il blocco? Sì perché se fosse approvato in referendum tutto il blocco si contraddirebbe la volontà dei costituenti e il popolo, fonte primaria di diritto, approverebbe una legge parzialmente incostituzionale.
Un bell’impiccio! Chi pensava fosse sepolta la legge Calderoli la rivede tornare in vita con la sentenza della Cassazione pronta a riconsiderarla come intero. Il referendum rischia di essere un’arma a doppio taglio. La Corte costituzionale lo aveva di fatto già reso inutile avendone cancellato d’ufficio le parti considerate più lesive per la correttezza del funzionamento statale. Ora avendola riportata in vita, la Corte di Cassazione recupera l’intero testo così com’è. E chi ha ragione? La voce della Costituzione o quella della Cassazione? Ma soprattutto, cosa votiamo al referendum?
L’opposizione che si opponeva alla legge e il sindacato che ne ha proposto la discussione coi referendum si è sparata sui piedi. Se fosse rimasto il verdetto della Corte Costituzionale, con quel che era rimasto della legge, avremmo avuto una autonomia differenziata monca, praticamente inesistente per i contenuti voluti dai primi legislatori. E invece così torna come blocco intero.
Ma è anche vero che sempre la Corte di Cassazione ammette la necessità di colmare i vuoti in Parlamento. E sono i vuoti determinati dalle bocciature della Corte costituzionale. Quindi sarebbe proposto a referendum una legge inapplicabile. Nella forma come nella sostanza dovrà sicuramente essere ritoccata. Il Parlamento però ha facoltà di introdurre nuovi contenuti prima della messa in quesito referendario. Solo allora sapremo effettivamente cosa andremo a votare. Ma c’è la possibilità ancora più comica. Che la Corte Costituzionale emetta una reprimenda alla Corte di Cassazione per non aver tesaurizzato le conseguenze delle sue deduzioni in materia di coerenza costituzionale. E allora il dibattito si sposterà del tutto in una questione tra giureconsulti.
E tutti rimarremo a guardare. Soggetti votati alla politica e società reale che ancora va a votare con molto scetticismo. Tutti quanti stavolta si chiederanno chi decide in Italia. E lo sapranno quando sarà detta l’ultima parola.