L’annullamento delle elezioni del 24 novembre in Romania con la cancellazione del primo turno delle presidenziali a causa della scoperta di ingerenze russe deve far riflettere tutte le democrazie.
Democrazia è una pratica in crisi, non solo un concetto che deve essere attualizzato affinché resista nel rapporto con le tecnologie mediatiche del terzo millennio. Se esiste un importante soggetto esterno a un paese tale da entrare in modo preponderante nella campagna elettorale l’esito del voto risulterà chiaramente influenzato da questa presenza.
Ma, del resto, non è stato sempre così? L’Italia ne è un esempio dall’immediato secondo dopoguerra che vide la presenza degli americani da una parte e dell’Unione Sovietica concentrata sul Partito Comunista Italiano e fu un esborso di capitali durato fino ad inizio anni Ottanta. Secondo le ragioni portate da Craxi fu quello il motivo per cui si mosse il meccanismo tangentizio: la politica doveva essere sostenuta nella sua azione per muovere la macchina del consenso che altrimenti sarebbe rimasta schiacciata dalla presenza preponderante di capitali arrivati dalla Russia. Questo per dire che si tratta di una Storia antica.
IN Romania, come tutti sappiamo, a Corte costituzionale ha annullato l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali. Le elezioni dovranno quindi essere sostenute nuovamente. Incriminata Tok tok e Telegram per le ingerenze. Eppure le regole delle due piattaforme vietano la propaganda politica. Eppure colui che ha goduto dei favori di un sostegno scorretto è riuscito ad avvalersi di una sorta di messaggi subliminali, di pronunciamenti allusivi espressi da influencer. Il tutto fatte in modo che non apparissero, quindi, come esplicita campagna elettorale.
L’esperienza romena però non è lontana da attualità alla mano dalle nostre parti. Forse se ne potrebbe dedurre che le uniche elezioni veramente libere sono quelle amministrative di piccole realtà, dove piccoli personaggi lavorano su alcune intuizioni aiutate dal sostegno di persone in carne ed ossa che si impegnano per loro. Come dire, l’unico vero momento verificatore del funzionamento di una democrazia consiste nelle piccole realtà. Questo perché la correttezza delle procedure si mostra in modo più facilmente controllabile.
Ma la facile obiezione guarda anche a questo possibile vincitore Georgescu poco somigliante agli stilemi dell’Occidente. Un vero underdog che non piace alla Nato. Ma anche qui, e di nuovo, l’argomento va a mostrare la crepa dell’edificio della democrazia organizzata sul quale si costruisce il senso comune delle scelte operate. Se non piaci all’establishment ti fanno cadere.
E allora la tirata diventa nuovamente il rafforzamento delle leggi europee atte a garantire trasparenza ed equità … IN sostanza per proteggerci giustamente da interferenze e intelligenza artificiale ci andremo a costruire un’altra camicia di forza per la quale sarà sempre più difficile sapersi muovere liberamente. Ci si aspettano anche forme di controllo e verifiche sui contenuti politici degli organi di informazione.
Le limitazioni alle libertà nascono sempre coi più nobili propositi.