C’è un grande assente nel dibattito italiano ed europeo. Consiste nell’idea progressista che avendo perso i riferimenti ideologici un tempo connotati al socialismo o al comunismo, ha lentamente smarrito la sua direzione. Gli appartenenti al polo di sinistra insistono su idee-forza oramai archiviate dalla Storia, agitano il vessillo dell’antifascismo, non si preoccupano di offrire un orizzonte credibile all’idea di futuro.
I segnali di crisi della società e della democrazia ce ne sono molti. Ebbene, il mondo progressista non riesce a legarsi a nessuno di questi grandi segni di cedimento per offrire una strada nuova e tutta da percorrere. Si guardano invece sentieri già intrapresi e che hanno dato gioie o dolori, ma comunque legati al passato remoto.
Ne è l’emblema la nostalgia di Michele Santoro che sembra uscito da una delle assemblee degli anni Settanta quando dice che il silenzio stampa sul caso Cecilia Sala serviva come pretesto per consentire al governo di fare ciò che voleva. Poco dopo la sua liberazione mostra la risibilità di un’affermazione di questo genere. Ma Santoro, da differenza dei circoli maoisti di una volta, non farà autocritica.
La lamentata “superiorità morale”, traducibile come spocchia di moltissimi rappresentanti del mondo Democrat si ripropone come tormentone nei dibattiti e serve a mascherare la mancanza di idee per coprire invece la demolizione degli altri. Elon Musk è il nuovo nemico tentacolare. Nuovo, perché ci si dimentica di quando invece finanziava Barack Obama o quando il suo schieramento non era determinato da una parte ben specifica. Allora si trattava di un personaggio da guardare con l’interesse dello studioso. Adesso sta con Trump, mostra di stare qualche decennio avanti, adesso va demolito.
Sufficiente guardare i curricula dei massimi rappresentanti del mondo progressista per capire ceto e tipo di società da cui derivano. Un underdog come presidente del Consiglio nel mondo di sinistra non sarebbe stato lontanamente concepibile.
Sulla caduta dello stato sociale e la crisi delle partite iva non si riesce a dire alcunché: si plaude alle tasse ma non si pensa a un modello per pagarne di meno pur avendo uno Stato più efficiente e avanzato. Lasciata totalmente a un certo tipo di destra la battaglia per l’abbassamento del carico fiscale e anche quando il governo mostra di non riuscire a raggiungerlo non si delineano soluzioni per arrivare a questo risultato. Perché dovrebbe significare esprimere concetti come meno stato nella vita sociale, più libertà e meno costrizioni.
Finito il mondo con i due grandi schieramenti precostituiti, ma anche un fronte apertamente conservatore e un altro attento ad arrivare a forme di socialismo, non sono riusciti a modulare un diverso schema. IL problema è anche la fine delle grandi concentrazioni industriali e l’avere sposato totalmente le linee direzionali in quelle rimaste. Evidente a tutti il silenzio sul caso Stellantis annoverabile solo come “omertà ideologica”.
IL problema in tutto questo non è il De Profundis da suonare per la sinistra ma il fatto che in mancanza di un contraddittorio vero anche l’altro mondo tende a regredire difendendo il proprio operato a prescindere. Tutto questo con grave nocumento della democrazia e dello spirito di alternanza.
C’è da piangere per un mondo che oramai non esiste più. E non esiste più da anni. C’è da ripensare a possibilità di trasformarlo ma in tutto questo non possiamo prescindere dalle possibilità offerte dalla tecnologia a disposizione e quella in predicato di esserlo. Ed è per questo che l’Italia, l’Europa, il mondo non potrà prescindere dai nuovi mondi che si aprono al nostro sguardo.