I giornali ci hanno riempito di questa grande novità che coinvolge la sfera della finzione fortemente vulgata che consiste in Facebook. Il patron Zuckerberg ha deciso ed annunciato di smantellare il fact checker in grado di cancellare espressioni inadeguate a descrivere il vero e questo, sempre secondo il miliardario inventore del Social, per dare più spazio alla libera espressione di pensiero.
Subito si è alzata la grande ondata dello sdegno in cui non ha mancato il presidente ancora in carica Joe Biden: “la verità conta – ha tuonato – Il fatto che arrivino dei miliardari e decidano che non conta più è scandaloso”.
La verità non conta. La verità è l’unico grande orizzonte del sapere di ciascuno. Solo che non la si può ridurre all’illustrazione di fatti. Potrebbe essere preso ad esempio, allora, una proverbiale espressione attribuita ad Hegel. Stava spiegando attraverso la dialettica degli opposti e delle antitesi il dinamismo dei pianeti per concludere che proprio in virtù del sistema da lui scoperto non era possibile la presenza di un pianeta tra Marte e Giove. Ebbene, fu scoperta l’esistenza di un qualcosa e gli fu fatto notare di aver asserito con il suo sistema un qualcosa in contraddizione ai fatti. Pare che in modo tronfio lui rispose: “tanto peggio per i fatti”.
Non sappiamo quanto sia un fatto questo aneddoto, sappiamo solo che in fondo Hegel aveva ragione perché quel pianeta tra Marte e Giove non era un pianeta ma un asteroide.
L’aneddoto di alleggerimento dalla mole dello sdegno creato da Zuckerberg serve a dire che esiste qualcosa di più, qualcosa inerente all’oltre, tale da superare la sfera dei cosiddetti fatti. Ma anche sul concetto di “fatto” dovremmo anche concordare. Ad esempio, ammesso sia vero il fatto che “Mario mangia la mela” siamo così sicuri che esprimerlo in modo per cui “la mela è mangiata da Mario” sia lo stesso fatto?
Tutti sappiamo non esistere un fatto lasciato a sé stesso e non consegnato a un suo insieme in cui consiste nella costruzione di una concezione o di una visione.
Tutto questo non vuole assolutamente togliere importanza alla questione per cui asserzioni inerenti elementi di realtà non in relazione specifica non possono essere contrabbandate come un dato accaduto. Ma non è un Social né alcun organo in sé a poter arrogarsi il crisma della verità. Anzi, la scelta adottata toglie, come giusto, alcuna attinenza tra quel mondo e la ricerca di verità limitandola a un momento di puro svago le cui asserzioni inserite non potranno mai essere prese in considerazione come degne di fede.
Quindi possiamo dire che Hegel sarebbe stato d’accordo con Zuckerberg? No, perché non lo avrebbe nemmeno inserito nell’ambito dei fact checker.