Vi sarete sicuramente chiesti il motivo per cui Trump firmando modifiche di ordinamento sostanziali non abbia firmato anche i dazi per l’Europa. Ultimo avvertimento che vuole sollecitare il continente stanco e diviso da nazionalismi?
Diciamo che ha deciso di dare l’ultimo squillo di tromba perché gli stati d’Europa si decidano a collaborare di più e meglio, specialmente sulla questione del cinque per cento dedicato alle spese militari con il quale aggiornare l’arsenale bellico della Nato. Dopo di che agirà e non si potrà dire che non lo aveva detto e non aveva dato avvisaglie di operatività.
I grandi strateghi della parte del mondo più supponente che esista, cioè l’Europa, si è finora crogiolata con la sicurezza circa la cancellazione del fenomeno Trump grazie all’azione stessa del diretto interessato. E invece è andata diversamente. Non è stato sufficiente Capital Hill e neanche il processo per tentata corruzione verso l’attrice porno che avrebbe dovuto tenere il silenzio circa la loro relazione. I fatti nella Storia vanno a volte in modo opposto da dove indicano le pieghe. Bisogna essere pronti a gestire una fase nuova e sapere dare risposte pur non avendo considerato precedentemente la probabilità di una realtà al momento in atto.
Ma se non esistevano le condizioni per dare una sveglia all’Europa ora sussiste una situazione di fatto che le conferisce una frustata tale da inserire una nuova marcia oppure soccombere.
È chiaro che in questa condizione non può continuare a sussistere un’Europa da ventisette stati. Chiaro che non si può continuare con il gioco del voto contrario di uno Stato per fermare decisioni importanti. Chiaro che si dovrà trovare una mediazione al conflitto ai suoi confini in Ucraina e dovrà trovarlo l’Europa prima di essere telecomandato dallo stop agli armamenti che Trump ordinerà. (…). Ci sono tantissime cose da fare e bisogna farle in fretta. E i nostri, ciascuno in crisi a casa propria, non sembra avere i requisiti per dare una spinta a questo processo di cambiamento.
La rivoluzione trumpiana che oggi ci fa discutere dovrà trasformarsi sulla discussione sulla nostra profonda trasformazione, se questa parte di mondo non ha deciso di soccombere.
Questo è il punto in cui qualcuno tira fuori la questione del leader. O della leader. (Non sia mai che si incappi in questa gravissima svista). Si tratta di un processo troppo importante e inesorabilmente veloce perché possa essere semplicemente demandato a una grande mente guida. Deve invece essere qualcosa che coinvolge noi tutti. Partendo dalla cancellazione di una miriade di questioni che non hanno pertinenza col nostro vivere in modo autonomo dal gioco di altre realtà più potenti. Tagliare quindi la discussione su una miriade di diatribe che non portano a nulla.
Decidere sull’Europa come unità di stati, dargli un esercito e una politica internazionale propria. Farlo adesso.