Non è sufficiente istituire la Giornata della Memoria, come fu deciso il primo novembre 2005 all’Assemblea plenaria delle Nazioni Unite. Non solo il 27 gennaio bensì praticamente ogni giorno si commemora l’Olocausto con una miriade di spunti dati dall’attualità quando ci si allarma per alcune sue evidenze.
Nondimeno la Senatrice Liliana Segre si dice convinta che la memoria dell’eccidio nazista nei confronti della popolazione ebraica potrebbe essere completamente dimenticato e “ridotto a una parola sui libri di Storia”. Shoah. Una parola che senza le testimonianze a supporto diventerebbe vuota di quel senso ancora oggi toccante. Lo ribadisce in un’intervista su Corriere.it ma il pericolo peggiore potrebbe essere quello di considerare queste vicende quelle di un dramma irripetibile, per tanto da raccontare e ripetere ma come una fiaba di quelle che si raccontavano ai bambini per farli stare buoni. È il pericolo ugualmente sentito che implica l’obbligo non solo a ripetere questo racconto ma soprattutto costruirlo attraverso le testimonianze dei superstiti nel tempo disponibili però attraverso supporti tecnologici.
Quindi la facoltà di vederli e renderli disponibili costituirà un momento necessario per il riprodursi di generazione in generazione della Memoria.
Ma, di nuovo, c’è il rischio che tutto questo sia relegato a mito negativo, uno zenit del male da non ripercorrere, un’estremità entro la quale però altri mali possano essere comunque tollerati o considerati non così gravi come quel male assoluto.
Nel libro di George Orwell, 1984, sempre la Segre ricorda un passo in cui la Storia viene continuamente riscritta fino a dare una narrazione che sia “sotto controllo”. Liliana Segre ripete il concetto: “sono così sicura dentro di me che una volta spariti, e ormai manca poco, gli ultimissimi superstiti e quando sarà finita la generazione dei figli dei superstiti, e dei nipoti forse, man mano che il tempo passerà, sia per la questione di come è stato finora sia per le falsità che verranno dette”.
Il concetto che accompagna il dramma dell’Olocausto risuona nella parola “indifferenza” che in definitiva ha effettivamente consentito il perpetuarsi di questa strage pazzesca. Il termine “indifferenza” infatti la Segre ha voluto fosse esposto all’ingresso del Memoriale realizzato nel binario sotterraneo della Stazione Centrale di Milano da cui partirono i vagoni piombati per i campi di concentramento.