Ci ritorna con una lezione di illuminismo la nostra buona Giorgia presidente del Consiglio. Viaggiare in Arabia Saudita deve esserle sembrata una condizione da privilegiare invece di rispondere ai soliti problemi dei treni in ritardo e un ministro che se la prende coi cospiratori, la ministra Santanchè di cui si chiedono a gran voce le dimissioni per il rinvio a giudizio arrivatole per problemi relativi al lavoro della sua attività privata. I magistrati, colonna dello Stato, che si ribellano a una decisione riguardante le modalità di gestione delle loro carriere.
Giorgia deve essersi chiesta: ma perché starmi ad ascoltare tutto questo e magari dover rispondere alle solite querule domande del cronista pedissequo a quanto gli dice la sua realtà?
Meglio farsene un viaggetto. Destinazione: proprio quei luoghi sui quali era stato fatto polemica in passato contro Matteo Renzi e il suo essere troppo possibilista verso quel mondo.
La nostra presidente ha però introdotto il diritto di vestire come vuole evitando di indossare lo chador o altri copricapo improbabili dalle nostre parti ma verso i quali parevano portare molta attenzione i signori sceicchi magnati del petrolio. Grande conquista democratica!
Altra grande conquista democratica tenuta dalla seguace di colui che per primo ebbe l’intuizione di seguire personalmente i mercati del petrolio arabo, il compianto Enrico Mattei, è quella di trattare i propri interessi sul petrolio personalmente. Senza aspettare l’avallo degli americani o dell’Unione Europea.
Una posizione che deroga dal trumpismo alla quale è stata fin troppo associata in questi giorni. Del resto non godendo di posizioni di forza precostituita paventarne l’uso farebbe ridere. Meglio mostrarsi ragionevoli dall’inizio ed escludere soluzioni come quella annunciata sui dazi.
Sul tema la Giorgia nazionale, che non è la cantante, suona un motivo diverso dal quello trumpiano. E fa: “lo scontro non conviene a nessuno, serve il dialogo”. E chiarisce bene: “Italia e Arabia Saudita hanno interesse a stringere rapporti strategici”. Ed entrando nel tema dei rapporti strategici togliendosi dal particulare nostrano: “siamo favorevoli all’ingresso dei sauditi nel Gcap (Global Combat Air Programme), chiaramente è un lavoro non immediato, perché dobbiamo chiudere il lavoro a tre con il governo della Gran Bretagna e del Giappone e favorire un avvicinamento del Regno Saudita”.
E allora la tesi è: invece di utilizzare i dazi per portare a più miti consigli meglio propiziare un ruolo strategico affinché vendano il petrolio in maggiori quantità e magari a condizioni migliori. E invece secondo Trump il prezzo del petrolio dovrebbe essere un argomento di pressione: abbassarne la messa in vendita per determinarne indirettamente l’abbassamento del prezzo. Ciò – sempre secondo Trump – determinerebbe la fine della guerra in Ucraina.
Misure che l’Italia non può permettersi se non vuole finire in ginocchio in men che meno. E allora meglio fare i buoni con i furbi sceicchi e pensare al nostro sostentamento. Giorgia lo ha imparato da Trump.
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