Nella ridda di sdegno alzatosi contro Mosca che attraverso la sua ministra degli esteri aveva chiosato le parole di Mattarella come “invenzioni blasfeme sulla Russia”, erge la figura del presidente del Senato che, come carica istituzionale, consiste nel più alto in grado dopo Il Presidente della repubblica in persona.
La sua difesa, come il coram populi di tutti i rappresentanti di partito e delle istituzioni, deve però sorprendere. Sarebbe stato molto più grave se la Russia, attraverso un suo rappresentante, non avesse replicato nettamente.
Mattarella, infatti, facendo una lectio magistralis in occasione conferimento della laura all’università di Marsiglia, sostiene la tesi molto acclarata per cui causa della Seconda Guerra Mondiale fu il protezionismo e la fine del diritto internazionale. Quindi, il riferimento alla crisi del ’29, l’unilateralità di ciascuna nazione, la mancanza di coesione di intenti in materia economica fece in modo che le soluzione via via prese fossero belligeranti. Quindi – parla Mattarella, ipsissima verba: “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto, anziché di cooperazione, pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”.
L’assimilazione, a che se ne dica o si voglia legittimamente interpretare, c’è. Il cuore del discorso sta a dire che nei momenti di involuzione autoritaria per confusione dovuta dai mercati la strada della cooperazione è la migliore. Prima della Seconda Guerra Mondiale fu scelta invece la chiusura in sé stessi e di qui si scatenò la guerra.
Ma la parte che giustamente offende i russi riguarda il fatto di aver assimilato i protagonisti di questa scelta – ossia i nazisti del Terzo Reich – alla Russia di oggi, c’è tutto.
Sarebbe stato molto più grave, si ripete, se un portavoce autorevole russo non avesse detto nulla.
Semmai la replica che ci aspettiamo dovrebbe arrivare anche da qualche rappresentante degli Stati Uniti per dire che questa connessione al passato – oramai remoto date i contrasti reali dei nostri tempi – non ha nesso con l’oggi e non potrebbe averlo. Che la politica che appare protezionista da parte degli Stati Uniti vuole semplicemente emancipare gli stati della sfera Nato. Che l’ombrello degli Stati Uniti non potrà durare in eterno e ciascuno deve uscire dall’adolescenza, in testa a tutti l’Europa. Che gli Stati Uniti continuano ad esserci per tutti ma solo se ciascuno dei tutti conferma di esserci e lo fa sui fatti concreti.
Sono parole che ci aspetteremmo, ma non verranno. E non per disattenzione degli americani o per disinteresse. Bensì perché le regole nello scacchiere sono cambiate. I passaggi si fanno sui fatti concludenti e non sulle interpretazioni che si danno ai fatti – sia quelli compiuti che quelli dichiarati o in procinto da fare.
I nostri amici passino all’acquisizione di questa nuova lezione di Storia attuale e recedano da atteggiamenti compassionevoli verso il passato recente o remoto. Lo debbono a tutti perché la versione vulgata per tanti anni resterà cristallizzata e messa in un museo dove a visitare ci sono solo turisti ingenui o distratti.
Restiamo all’hic et nunc. E in questa nuova decifrazione ogni passaggio vocale è fondamentale perché sono facili i fraintendimenti.