di Alberto Zei
PRIMA PARTE
Nella realtà dei fatti – L’attuale condizione di presunta autonomia delineata dalla Corea del Nord, ottenuta all’inizio degli anni 50 sulla linea simbolica del 38º parallelo, si sta ora rivelando nella sua drammaticità rappresentata non già dalla simbolica rana della favola di Esopo, ma dalla volontà attinta dalla collettività nazionale, alimentata dalla forza della propaganda di Stato.
Cosa che di vero c’ è nelle dimostrazioni “muscolari” della Corea, non consiste nella sua irresistibile capacità di occupazione dei territori limitrofi, in quanto sarebbe abbastanza inconsueto che uno Stato isolato, così come per lunghissimi anni è stata tenuta la Corea del Nord dal mondo occidentale, fosse ora in condizioni tecnologiche di aggredire militarmente altri Stati oltre il limite abbastanza precario della Corea del sud; limite questo che potrebbe anche essere superato per il tempo limitato in cui una ritorsione in grande scala, costringerebbe l’arretramento.
Differente è invece la capacità di deterrenza anche seria, che la Corea del Nord senza dubbio possiederebbe, se si lasciasse ancora proliferare la produzione di armi di distruzione di massa su cui si è concentrata la forza militare coreana.
Fare di necessità virtù- D’altra parte chi non dispone di tecnologie avanzate di ricerca e di attuazione di armamenti di avanguardia, non dovrebbe essere in grado di competere con chicchessia con le armi tradizionali di cui dispone; armi obsolete rispetto il progresso sofisticato dei Paesi più avanzati nel campo degli armamenti, per impensierire gli avversari.
Proprio per queste ragioni la Corea, al di là della mostra di presunti “muscoli” di facciata, non possiede mezzi credibili di conquista territoriale.
Nell’ostentare l’ impiego di armi a cui la Corea ricorre, per ipotizzare qualche potere di ritorsione militare, si prende atto che il possesso di cui dispone, si basa soprattutto su ordigni missilistici dotati di munizioni di distruzione di massa in quanto, al contrario delle armi moderne, questi possono rimanere nella medesima capacità offensiva anche attraverso lo scorrere degli anni. D’altra parte si deve pensare che gli arsenali della Corea del Nord traboccano di questi dispositivi e che neutralizzarne quasi tutti non significherebbe tutti; la qualcosa non risolverebbe pertanto il grave problema di ritorsione di uno Stato che non ha molto benessere da perdere.
La condizione di instabilità – Si tratta di uno Stato in condizioni economiche autonome insufficienti per il salto di qualità che intenderebbe compiere, e, che paradossalmente, proprio in funzione di questo passo, l’attenzione e l’isolamento per scambio di mercato sono ancora più rigorosi.
Tuttavia la Corea potrebbe disporre anche di entrate contingenti sensibili per lo scambio di prodotti con l’estero, rispetto alle sue consuete risorse.
L’ attuale possibilità di mercato, viene ora offerta alla Corea dal terrorismo internazionale interessato ad acquistare all’occorrenza, le armi di distruzione di massa. Si tratta ovviamente, di gente senza scrupoli e che non avrebbe difficoltà morali a utilizzarle, in particolare contro il mondo occidentale. In effetti la Corea, malgrado le sanzioni economiche operanti, ha sempre la possibilità di relazionarsi con i cosiddetti Stati canaglia per commerciare parti importanti dei propri sistemi distruttivi, introducendo al proprio interno valuta pregiata con la quale gli stessi devono pagare a caro prezzo, il materiale ricevuto
La Corea allo stato attuale delle cose, è comunque una nazione Cina-dipendente dalla quale trae linfa vitale al proprio sostentamento economico, in cambio della sua disponibilità politica aggressiva, di ritorsione nei confronti degli Stati dell’Occidente ai quali si rivolgerebbe senza difficoltà ove necessitasse un intervento dissuasivo da parte della Corea. Ma se così fosse, sarebbe la stessa Cina parimenti agli altri, a doversene preoccupare.
Continua SECONDA PARTE