di Alberto Zei
SECONDA PARTE
L’ interesse della Cina – E’ da tempo noto che la Cina potrebbe tuttora condizionare economicamente la Corea del Nord che, come riferito nell’ articolo precedente, riceve dalla stessa Cina, aiuti economici, aiuti alimentari e aiuti di diverso genere per la sua sopravvivenza. La Cina ha così alimentato le possibilità di approvvigionamento della Corea del Nord attraverso la quale riesce a far dire ad altri ciò che nel proprio ruolo di grande potenza non vorrebbe dire. Attualmente però l’autonomia che la Corea ha assunto nei confronti anche della Cina, mette in pericolo la stessa politica estera cinese attraverso la minaccia dimostrativa di aggressione con lanci di missili a più o meno lungo raggio, nei confronti degli Stati limitrofi in concorrenza con la stessa Cina. In effetti più che di aggressione che la Corea esercita nei confronti degli Stati limitrofi e vicini all’occidente, si potrebbe parlare di punzecchiatura che sicuramente la Cina non contrasta in quanto rappresenta molto spesso una prova di “toccata e fuga” della politica estera cinese seguita dalla Corea. Fatto più preoccupante non è tuttavia questo, ma quello che talvolta la Corea del Nord esprime autonomamente finalizzato ad una certa deterrenza nei confronti dei partners occidentali tra cui gli Usa, ma stante la dollaro dipendenza degli interessi cinesi, la stessa Cina farebbe volentieri a meno.
Xi Jinping Presidente della Rpubblica Popolare Cinese
Il bluff e il pretesto – D’altra parte l’aumento della potenzialità nucleare della Corea costituisce per gli USA un motivo in più per intervenire in nome dello stato di necessità per ragioni di sicurezza. Sarebbe infatti più difficile trovare una strada più favorevole da percorrere in questo insidioso settore del mondo per ampliare la propria influenza economica. Tutto, sempre che la Corea non oltrepassi il rischio di un conflitto che …………non deve avvenire anche se una eventuale rapida vittoria occidentale si giustapporrebbe agli interessi di espansione politica sui mercati del globo.
A chi è in mano il debito americano
Non va infatti, dimenticato che nel mondo orientale dove sarebbe più difficile trovare una giustificazione per gli Stati Uniti di espandere la propria potenza economica, la Cina che certamente è molto vigilante, sta ampliando con la propria politica estera le annessioni territoriali delle isole particolarmente contese con gli stati rivieraschi. Tra questi le Filippine, anche se l’ attuale Presidente Duterte qualche mese fa era schierato in altalenante convenienza a favore della Cina, adesso ha addirittura ordinato ai propri militari di occupare alcuni isolotti dell’arcipelago ancora disabitati nel Mar cinese meridionale prima che altri precedano l’iniziativa. La medesima cosa sta facendo la Malesia. Le ragioni pratiche sono quasi sempre le stesse. Si tratta di zone ricche di giacimenti fossili molto appetibili per il loro sfruttamento e di zone marine altrettanto ricche di risorse ittiche lungo le rotte della Malesia.
Se l’attuale tensione creata dalla Corea del Nord dovesse sfociare in un conflitto anche regionale, il danno causato all’economia del mondo sarebbe devastante, in quanto il transito navale attraverso il mare cinese meridionale comporta uno scambio di merci tra il 40 e il 50% dell’intero traffico mondiale, il cui valore ammonta a quasi cinque mila miliardi di euro. Un contraccolpo del genere metterebbe a rischio l’economia di molti Paesi, i quali anche con una normale lungimiranza delle conseguenze si opporrebbero alla necessità di questo ipotetico conflitto. Ciò non toglie tuttavia che viv ere sotto la spada di Damocle non sia una soluzione.
I limiti delle parti in causa – D’altra parte attualmente, il Presidente cinese Xi Jinping, non ha una illimitata influenza sulla stessa Corea del Nord e quindi non può imporle di disfarsi del suo attuale armamento nucleare. Si tratta quindi, solo di una possibilità limitata che la Cina può esercitare nei confronti della Corea e probabilmente la eserciterà; ma non c’è da pensare che per questo motivo il comportamento della Corea corrisponderà esattamente a ciò che la stessa Cina potrà richiederle.
Kim Jong-un attorniato dai militari
Né si deve disconoscere che la politica estera occidentale in estremo oriente non tenga conto della forte preoccupazione della Cina. Infatti, in una eventuale riunificazione delle due Coree o nel crollo del regime coreano del Nord, potrebbe instaurarsi uno Stato nuovo che sicuramente, avrebbe più propensione ad aderire alle politiche occidentali. Questo distaccherebbe il dominio territoriale della Corea del Nord dall’influenza cinese introducendo in più, una presenza americana e occidentale che sicuramente contrasterebbe con la mira espansionistica cinese.
La Cina pertanto, non può abbandonare il suo alleato per favorire gli americani e la Corea del sud che è praticamente avversaria. D’altra parte non può nemmeno lasciare andare a briglia sciolta la Corea del Nord perché quel che la Cina si propone è di esercitare una politica stabilizzatrice sull’oriente; cosa che sarebbe esattamente il contrario di ciò che otterrebbe, fino alla innescare gravissime ripercussioni di instabilità non solo in oriente, ma in tutto il mondo.
Segue TERZA PARTE