di Alberto Zei
Il monito di Trump alla Corea del Nord sta trovando un sostanziale consenso della Cina per calmare i bollenti spiriti coreani.
L’ alternativa indesiderata – La alternativa alla Corea del Nord di voler dimostrare con la deterrenza del ripetuto lancio di missili a media e lunga gettata, il proprio ruolo strategico nello scacchiere orientale sarebbe quella che l’ la America si accollerebbe per dissuadere i bellicosi coreani se la questione già di per sé grave, dovesse degenerare.
Questo ovviamente significa che gli USA con un attacco di massa sarebbero in grado distruggere tutto ciò che di comando e di controllo la Corea del Nord possiede in stazioni missilistiche, basi di missili, e stazioni radio, radar, stazioni di comunicazioni, nonché centri di accumulo di materiale bellico, depositi di munizioni e così via, nella certezza di bloccare in questo modo e in una sola volta la possibilità di reazione da parte della Corea. L’attacco dovrebbe consistere soprattutto nel mettere fuori uso le armi di distruzione di massa. Questo è il massimo risultato che potrebbe ottenere.
D’altra parte la Corea del Nord ha limitate disponibilità di armamenti di movimento come flotte aeree, flotte navali o sistemi bellici di avanguardia da non impensierire una competizione in campo con gli altri Stati. Il materiale quali armi o munizionamenti disponibili sono tradizionali della Corea dispone sono perlopiù non competitivi rispetto all’attuale tecnologia delle sofisticate delle armi moderne.
L’intero armamento coreano, a prescindere dalla gittata missilistica a crescente raggio di azione, è per lo più inadeguato per reggere il confronto con gli Stati Uniti e gli altri Stati alleati occidentali, dotati di armi molto più avanzate e molto più efficaci, che in uno scontro diretto avrebbero sicura prevalenza.
Nell’uno e nell’altro caso
Le armi della Corea del Nord sono, come detto, sostanzialmente di distruzione di massa o a carattere distruttivo nucleare o chimico o anche batteriologico, eventualmente per essere impiegate in grande scala e a distanza attraverso l’uso missilistico di adeguati vettori.
L’impegno che la Corea si potrà proporre non è quindi quello di conquistare territorio ma di infliggere delle gravi perdite agli Stati aggrediti attraverso una guerra di distruzione.
La Cina ha sostanzialmente due modi per reagire a questa crisi che si è instaurata proprio per il delirio di grandezza dell’attuale regime della Corea del Nord. Uno è quello di rispondere a un attacco americano attraverso una parte delle armi strategiche disponibili creando soprattutto negli Stati vicini e la Corea del sud per primo dei gravi disagi compreso quello degli americani che là si trovano. Si tratta di circa 30.000 presenze che sicuramente sarebbero coinvolte in questa reazione. L’ altro consiste nella possibilità di capire quando le volontarie e continue provocazioni coreane renderanno l’attacco americano quasi certo. Allora in questo caso è la Corea che dovrebbe temerariamente anticipare l’ evento, con un attacco preventivo ……….“a scopo difensivo”.
Alla luce però, di ciò che potrebbe rappresentare questa estrema ipotetica conclusione, per l’ intero scacchiere orientale e in gran parte per i commerci via mare nell’intero pianeta, di cui in seguito si parlerà, l’ attuale regime coreano che si macchiasse di questo crimine, non potrebbe ragionevolmente pensare di non essere spazzato via.
Alla Cina non conviene – In questo caso, la Cina difficilmente si assumerebbe le responsabilità politiche internazionali di una mossa temeraria quanto disastrosa per iniziativa coreana; mossa che non sarebbe dipesa dalla aggressione USA in quanto solo presunta, ma dalla pretestuosità che la Corea ha voluto intravedere nell’atteggiamento americano. Questa sarebbe la lettura dei protocolli internazionali.
Tutto ciò per la Cina è una condizione inaccettabile perché, stante oltretutto, il fatto che la Corea del Sud e la Corea del Nord sono in potenziale conflitto tra loro, se lo scontro realmente avvenisse, creerebbe una grave discontinuità della attuale politica regionale cinese.
Il collasso del regime della Corea del Nord comporterebbe la seria possibilità dell’influenza americana nella regione. Un fatto di questo genere sarebbe inaccettabile per la Cina in quanto oltre alla perdita di parte del territorio controllato, indebolirebbe in modo significativo la propria politica espansionistica esercitata intorno al Pacifico, nel Mar Cinese Meridionale e in particolare, su Taywong.
In questo contesto si intagliano anche le ingombranti presenze degli Stati chiamati per la loro spregiudicatezza politica, “Stati canaglia” che attraverso la Corea del Nord potrebbero rifornirsi di armi “sporche” derivanti soprattutto dallo smantellamento di alcuni missili della stessa Corea. Si tratta di missili e di materiale fissile e non solo, che potrebbe essere venduto a questi Stati previo valuta occidentale pregiata per le proprie tante necessità più immediate, sottratte ai bisogni dei cittadini. Alla luce di tutto questo la cosa più inquietante sarebbe se qualcuno iniziasse davvero a rispondere puntualmente alle minacce.
Una situazione di tal genere ricorda, la realtà scenica di molti film western. Lo sceriffo trasporta nella diligenza il bandito catturato, quando all’orizzonte, sopra la collina compaiono gli indiani. Ecco che allora lo sceriffo libera il bandito nel superiore interesse della comune vitale difesa. Ma chi sono gli indiani?