di Alberto Zei
Il caso da una parte e la capacità tecnica di questi ricercatori dall’altra, hanno voluto che la scoperta di giacenze minerarie vi sia stata effettivamente. In un primo momento, stante la conoscenza del valore del ritrovamento, si è badato a minimizzare nell’ ambito degli stessi interessati, la grande importanza della scoperta.
In termini più espliciti, è stata individuata la giacenza di una enorme quantità delle cosiddette “terre rare” il cui valore commerciale, stante la attuale richiesta di mercato, supera abbondantemente i 50.000 miliardi di euro, tanto per rendere più esplicita l’enormità del valore di cui si tratta.
Le terre rare – A questo punto va innanzitutto precisato che cosa sono e che a che cosa servono nel terzo millennio, le terre rare. Si tratta di una quindicina di elementi della tabella di Mendeleev, ai quali vengono dati il generico nome di Terre Rare sia per la relativa scarsità della loro presenza tra gli elementi chimici naturali, sia per la difficoltà di estrazione dal miscuglio rappresentato. Si presentano come terre colorate nella loro tipicità. Tra le più conosciute di queste si menziona, il gadolinio per incrementare la sensibilità delle radiografie o il lantanio per particolari batterie. Ma pressoché tutte quante, trovano un preciso impiego soprattutto per le loro qualità nei moderni sistemi elettrico-elettronici. Molteplici sono le realizzazioni industriali e commerciali, in batterie speciali, cellulari, transistor, marmitte, pannelli solari, magneti, reti di comunicazioni informatiche, computer, eccetera. Oltre ad altre applicazioni più sofisticate in dispositivi militari.
Per questi motivi e per altri ancora, le terre rare seguono la legge di mercato della domanda e dell’offerta, condizionata soprattutto dal carattere della loro scarsa disponibilità a fronte del crescente utilizzo. Il mercato delle terre rare è un mercato da specialisti. Il valore fluttua anche notevolmente secondo la tipologia di concentrazione del miscuglio greggio.
I primi beneficiari – Tornando alla Corea, dopo questa grandiosa scoperta, gli addetti ai lavori minimizzando l’importanza strategica che queste sostanze potevano avere nei geomercati, hanno gestito l’esportazione di notevole quantità dei prodotti estratti, soprattutto allo stato greggio, ulteriormente minimizzando l’importanza economica e strategica. Le terre esportate furono sottostimate ma il valore fu comunque molto rilevante e esageratamente sproporzionato per gli iniziali pochi coreani responsabili del valore commerciale di compravendita, di cui si appropriarono.
Il primo di questi fu il potente Jang Sung-taek, zio del premier Kim Jong-Un, che non sapendo come investire i ricavi, si dedicò ad una vita dissoluta tra lusso, sesso sfrenato e dispendio anche se limitato a ciò che al massimo la Corea del Nord poteva esprimere con gli indebiti ricavi, provenienti dall’ estero.
Anche la sua famiglia beneficiò per qualche tempo, in parte residua di questa fonte di ricchezza. Certamente tutto questo non poteva passare inosservato in uno Stato di polizia. Le notizie non tardarono ad arrivare al vertice del potere coreano finché, superando la protezione della famiglia allargata dello stesso Kim, quest’ultimo fu informato dell’anomalo comportamento dello zio. Il risultato non tardò ad arrivare. Jang Sung-taek fu accusato di avere venduto a prezzi stracciati, ingenti risorse nazionali. In poco tempo Jang Sung-taek, fu processato e condannato insieme ad altri suoi collaboratori, alla pena capitale. A quanto si racconta la morte fu lenta quanto atroce. La stessa pena capitale fu riservata alla di lui famiglia che fu eliminata senza troppi riguardi, avendo anch’essa beneficiato quantunque in piccola parte, delle ricchezze accumulate o sperperate dallo stesso Jang.
La storia è maestra di vita – La morte di questo leader dimostra che alla Corea del Nord non interessa attuare le riforme di alcun genere per attirare possibili investimenti internazionali utili all’economia del Paese. Infatti, per esercitare il potere occorre sia, mantenere il Paese in un regime di moderata ma costante crisi; sia, isolare le relazioni internazionali per non compromettere con esemplificazioni e analogie di libertà con altri Stati, la assoluta supremazia del leader massimo sul popolo, ignaro di ciò che avviene altrove. In fondo, ogni dittatura ha interesse a chiudersi, così la storia insegna, come ad esempio quella zarista di Nicola I il quale si chiuse alla “corruzione” rappresentata dalla eccessiva libertà degli Stati occidentali. Questa decisione, condannò ancor più il popolo russo nell’arretratezza, ma permise a lui e i propri successori di mantenere ancora per quasi cento anni il regime zarista fino a che l’eccessiva crisi rese inevitabile la Rivoluzione di Ottobre. Ritornando alla Corea del Nord, si tranquillizzi il bellicoso giornalista che scrive in questi giorni, in un noto giornale di centro destra che siamo in mano a due cretini, riferendosi ai sommi capi in causa, l’uno che vuole iniziare la distruzione dell’Occidente, e l’altro che non fa niente per precedere il primo.
Ma il conflitto può essere evitato senza alcun dubbio, e, senza che alcuno dei due debba come si suol dire, perdere la faccia. Poi, nel corso del tempo successivo, sicuramente tante cose cambieranno. Non c’è però necessità di compiere il adesso il primo passo, perché questo diverrebbe terribilmente irreversibile.
Jang Sung-taek al momento della condanna
I diretti interessati – L’enorme potenzialità del giacimento delle terre rare, stimato il più grande del mondo, costituisce un ambìto possesso di materie prime molto pregiate e ricercate, non è certo per questo motivo che gli USA intenderebbero appoggiare una guerra di conquista alla Corea del Sud. Viceversa, la Cina per questioni territoriali non può permettere che l’Occidente possa ingerire su i mercati con questo genere di commercio in quanto è sostanzialmente la stessa Cina che detiene la maggior parte dell’ oligopolio mondiale rispetto agli USA. La tecnologia del futuro necessita di un crescente impiego di terre rare. Infatti la Cina perderebbe la sua funzione di calmierare di queste terre, poiché l’eventuale subentro dei nuovi giacimenti coreani farebbe crollare i prezzi di mercato. La qual cosa non starebbe bene né alla Cina né agli USA di alla Corea del Nord. Oltre a ciò non è l’America che ha investito in Cina capitali da capogiro, ma piuttosto il contrario. A chi gioverebbe bruciare i ponti?
Conclusione: Questa guerra che ”non s’ha da fare”, non si farà.