Il comunicato stampa, che si riporta di seguito, è giunto dopo le 13.30 di oggi. La dichiarazione odierna, dell’ambasciatore di Palestina in Italia, Mai Alkaila è incisiva, è un nuovo appello alla stampa e alle Nazioni Unite e a tutta la comunità internazionale, è una denuncia pubblica per quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza in questi giorni.
Già ieri, era stata espressa la richiesta di garanzia e protezione al popolo palestinese durante la commemorazione della Nakba nella sala Wa’el Zua’iter dell’Ambasciata di Palestina in Italia, a Roma, conclusasi intorno alle 20.00. Quest’anno l’anniversario, nel suo settantesimo, ha portato con sé la mestizia del trasferimento – deciso da Trump a dicembre passato, e contro il parere dei membri del Consiglio dell’ONU – nelle ore pomeridiane, della giornata trascorsa, dell’ambasciata statunitense, da Tel Aviv a Gerusalemme, e l’inaugurazione della stessa a cui sono stati presenti pochi Paesi. Quest’anno l’evento ha portato con sé il dolore per i morti e i feriti totali e delle ultime ore per la Grande Marcia del Ritorno, legittima protesta popolare non violenta – per ricordare a Israele e al mondo, il non rispetto del Diritto al Ritorno, incluso nella Risoluzione 194 dell’11 dicembre 1948 – intrapresa dalla popolazione palestinese, e in particolare quella di Gaza, dal 30 marzo scorso – nella Giornata della Terra – fino all’anniversario di oggi. Per il settantesimo della Nakba, la catastrofe palestinese, che è ricordata il 15 di maggio, dopo il cerimoniale dei saluti, l’ascolto è stato teso all’excursus non solo storico sul popolo Palestinese e sul Paese rubato.
Il 14 maggio del 1948, allo scadere del mandato britannico, David Ben Gurion proclamava la nascita dello Stato d’Israele, in seguito ad una decisione delle Nazioni Unite che, con la Risoluzione 181 del 29 novembre 1947, avevano deciso la spartizione della Palestina in due Stati, uno israeliano e uno palestinese. Fu così che in meno di sei mesi venne mantenuto l’impegno con Israele, mentre fu lasciato da parte quello con la Palestina, che ancora oggi attende il riconoscimento del proprio Stato a tutti gli effetti. La voce di Mai Alkaila, ambasciatore dello Stato di Palestina in Italia, echeggia ancora. Mai Alkaila ha ricordato poi che la Nakba onora il massacro della popolazione civile palestinese compiuto per mano delle milizie sioniste prima e dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. E’ seguita una lunga citazione di sofferenze e ingiustizie, diritti violati e negati, confische di terre e demolizione di case, occupazione brutale e insediamenti di coloni, arresti indiscriminati, apartheid, prigionieri, feriti, morti. Israele usa il suo potere per discriminare, espropriare e portare avanti lo sfollamento forzato della popolazione autoctona non ebraica dalla zona della Palestina storica, modificando la demografia d’Israele e dei Territori Occupati a favore di una popolazione prevalentemente ebraica, ha dichiarato l’ambasciatore ai presenti in un passaggio del suo intervento d’apertura all’incontro celebrativo. Un discorso, in occasione del settantesimo della Nakba, che non ha omesso la denuncia al Giro d’Italia e alle sue prime tappe organizzate in Israele partendo proprio da Gerusalemme, né ha dimenticato il monito di Abu Mazen a Trump per le conseguenze sul processo di pace dovute alla nuova sede dell’ambasciata USA. Nella sua interezza, l’intervento di Mai Alkaila, ha evidenziato il fatto che senza Gerusalemme Est non possa esserci uno Stato di Palestina, e che senza uno Stato di Palestina non possa esserci la pace. Le conclusioni, per la giornata di ieri dichiarata Giornata della Rabbia, a causa delle manifestazioni sempre più crescenti, continue e sanguinose a Gaza e in Cisgiordania, sono l’appello, alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale tutta affinché si garantisca protezione al popolo palestinese dall’esercito israeliano, insieme alla speranza per la soluzione di due popoli e due Stati con Gerusalemme Est capitale della Palestina, in base ai confini definiti nel 1967.
Necessita una sintesi degli accadimenti svoltesi e coordinati tra Palestina, sul territorio vero e proprio, e solidarietà alla Palestina, sul territorio nazionale. I primi sono legati alle notizie che giungono attraverso i media. La resistenza è non solo a Gaza e in Cisgiordania. Anche in Italia, in modo differente, la resistenza del popolo palestinese continua. Una resistenza fatta di lotta partecipata e indignazione per 70 anni di occupazione, aggressioni, guerra, violenze, genocidio, massacro, violazione e negazione del diritto internazionale. Rompere il silenzio è la parola d’ordine. Diverse le forme nel segno di attivismo pacifico e resistenza passiva. Convegni, dibattiti, assemblee e proteste di solidarietà, nei giorni scorsi, già dal 30 marzo, hanno coinvolto la Penisola e continueranno ad oltranza nelle prossime ore. In tanti a supporto e sostegno del popolo palestinese con molteplici iniziative. Dimostranti hanno sfilato pacificamente, accanto a rappresentanti diplomatici, delle comunità palestinesi e arabe, organizzazioni civili e associazioni, movimenti di base, in una manifestazione nazionale, sabato 12 maggio, partendo da piazza dell’Esquilino dopo le 16.00, fino a giungere a piazzale Loreto in sostegno alla Palestina per l’autodeterminazione del suo popolo e per il diritto al Ritorno, contro il trasferimento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, per la fine dell’assedio alla Striscia di Gaza e per la libertà dei prigionieri politici palestinesi. Hanno marciato circa 5 mila persone, secondo la fonte degli organizzatori, vicino al popolo palestinese tutto: alle donne, ai giovani palestinesi, ai rifugiati da anni in Italia. La risposta di piazza all’appello del Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia e di Udap, l’Unione democratica araba palestinese, attive nel nostro Paese, c’è stata. La Palestina si è fatta sentire anche da Roma. Gli organizzatori durante il corteo hanno dichiarato la presenza, in concomitanza, dello svolgimento di una manifestazione milanese. La mobilitazione è unisona, oltre a questo fronte attivista militante abbraccia e passa anche da quello diplomatico e intellettuale. Il 21 aprile scorso l’Ambasciata di Palestina in Italia con il Municipio di Betlemme ha dato vita a un importante evento di cooperazione, organizzato dal Comune di Assisi nella città stessa e a cura dell’Ufficio Unesco, con 22 comuni che hanno accolto l’invito a partecipare, disposto su due momenti rilevanti: la Conferenza internazionale delle Città Italiane gemellate con la Città palestinese di Betlemme e un appello per la Pace nel Mondo che coinvolge Assisi e Betlemme e le altre città gemellate. L’obiettivo è stato quello di mettere a punto una strategia in direzione della cooperazione, condividendo le informazioni sulle azioni in corso e sui progetti futuri, con risultati concreti e a breve termine. Forte il discorso dell’ambasciatrice di Palestina in Italia, Mai Alkaila, che ha posto l’attenzione sull’irrisolto e problematico status quo del popolo palestinese, sulla continua violazione dei diritti umani e sul mancato rispetto di quanto sancito dagli Accordi di Oslo del 1993. Per il tempo che segue, in programma ancora progetti, promozione e valorizzazione culturale. Ecco l’idea dell’invito aperto, dall’Ambasciata dello Stato di Palestina in Italia e da La Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, alla partecipazione della Settimana della Cultura Palestinese, organizzata per l’occasione del 70° anniversario della Nakba permette di non allentare la presa sulla questione israelo-palestinese e salvaguardare il patrimonio storico e sociale della Palestina. Appuntamenti che, dopo il 14, sono per il 16 maggio e poi da venerdì 18 a domenica 20, come riportati nella locandina su cui auspica la scritta Gerusalemme Est Capitale Eterna della Palestina. Il dar il messaggio di speranza e rincorrere l’idea viva di Pace è tutt’uno. La mobilitazione è anche per oggi: è stato annunciato dopo le 17.30 un pacifico sit in a piazza di Monte Citorio per scuotere le coscienze politiche e l’opinione pubblica. A prescindere da colori, pensiero politico e o tutto ciò che possa far pendere la bilancia da una parte piuttosto che da un’altra, senza retorica e giudizi, mantenendo la posizione di assoluta super partes, neutrale ma nel nome del rispetto alla vita prima e del diritto internazionale poi, si evince che le agenzie provenienti dai territori di Gaza e Cisgiordania sono un univoco bollettino: caduti e feriti solo palestinesi. Spontaneo è riflettere e reclamare il perché; è demandata a chi ne ha autorità e competenza, nel rispetto dell’altro, della dignità della persona, della pace, della libertà, dell’uguaglianza e della legalità, l’azione.
Maria Anna Chimenti
Foto Homepage da profilo fb Mai Alkaila, ambasciatore di Palestina in Italia e Rappresentante Permanente presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite FAO IFAD e WFP