All’indomani della ripresa evacuazione dei civili dall’acciaieria Azovstal, a Mariupol, con tanto di annuncio di piena soddisfazione del Presidente Zelensky, già divulgato in tutti i media del mondo, si torna a parlare di ‘sanzioni’, inducendo l’intero globo e gli stessi cittadini europei a credere che una ferrea linea ‘burocratica’ sia davvero la soluzione unica al contenimento dei conflitti
(AGI) L’Unione europea avanza verso il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca e nel nuovo round di misure ci sarà anche l’embargo ‘light’ al petrolio russo. Secondo diverse fonti europee, Bruxelles questa settimana annuncerà un calendario e le nuove azioni.
“C’è la volontà politica di smettere di acquistare il petrolio dalla Russia e già nei prossimi giorni prenderemo una decisione su un ritiro graduale”, ha affermato un funzionario europeo coinvolto nelle discussioni. La Commissione europea deve mettere sul tavolo una proposta di embargo “con un periodo di transizione fino alla fine dell’anno”, ha indicato da parte sua un diplomatico europeo.
Per il funzionario europeo, tuttavia, la decisione “non è facile da attuare” a causa di due difficoltà. Due Paesi europei senza sbocco sul mare, Ungheria e Slovacchia, dipendono dagli oleodotti russi. Non hanno porti e non sono collegati ad alcun gasdotto europeo. È necessario costruire infrastrutture o trovare alternative. Inoltre, le decisioni europee non devono portare a un’impennata globale dei prezzi del petrolio, che sarebbe controproducente.
Claudia Marciano