AGI – Il vertice della Nato che si apre oggi a Madrid appare come un consiglio di guerra, con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu riunito per discutere della guerra in Ucraina e del brutale attacco al centro commerciale di Kremenchuk. Mentre il conflitto tra Russia e Ucraina si trasforma in una brutale guerra di logoramento, il tema è uno dei più delicati e difficili dell’intera storia dell’Alleanza. Soprattutto dopo le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev che ha minaccia una terza guerra mondiale.
Sia il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, hanno sottolineato più volte nelle scorse settimane l’unità “senza precedenti” con la quale le nazioni alleate hanno risposto all’aggressione di Mosca ai danni di Kiev.
Dietro le dichiarazioni formali c’è però una realtà più complessa. Diverse cancellerie europee non condividono l’approccio di radicale opposizione portato avanti nei confronti del Cremlino da Usa, Regno Unito e alcune nazioni dell’Est, in particolare la Polonia e i Paesi baltici.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha reiterato la necessità di “non umiliare” Vladimir Putin, consapevole che, nel medio periodo, l’Unione Europea dovrà ripristinare un dialogo con la Russia che è ineludibile anche per semplici ragioni geografiche. C’è poi la questione dei costi delle sanzioni, che rischiano di essere troppo pesanti per quelle economie, a partire dalla Germania, che dipendono dal gas russo in modo troppo significativo per potervi rinunciare presto e del tutto, un quadro che potrebbe mutare se si concretizzassero i drastici tagli delle forniture paventati oggi dall’Unione Europea.
“Le sanzioni danneggiano anche noi ma sono giuste”, ha ammesso il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in un recente incontro con gli industriali, che fin dall’inizio hanno protestato contro restrizioni che rischiano di far più male a Berlino che a Mosca. Proprio Scholz è il padrone di casa del G7 in corso a Elmau, in Baviera.