AGI – Marjane Satrapi, l’autrice della graphic novel autobiografica Persepolis e la più nota fumettista iraniana a livello internazionale, è convinta che qualcosa nella società del suo Paese sia cambiato in modo irreversibile: “Gli uomini, per la prima volta, sono a fianco delle donne nella lotta femminista in corso nelle piazze dell’Iran, una lotta non tra sessi, ma di un popolo intero per la parità di diritti e la democrazia, di cui il peggior nemico è la cultura patriarcale”. Satrapi – a Roma per la Festa del Cinema dove presiede la giuria del Concorso Progressive Cinema – parla come disegna: frasi e immagini asciutte, ma dense di richiami a una storia di oppressione e soprusi fatta di tanti anni quanti quelli della della Repubblica islamica, il cui avvento nel 1979 sconvolse la vita non solo dell’Iran ma anche della sua famiglia, costretta a emigrare in Europa per l’attivismo politico dei genitori.
“Quello che è cambiato in 43 anni è l’atteggiamento dei nostri uomini, che ora combattono al nostro fianco”, spiega Satrapi durante la cerimonia, in cui ieri ha ritirato il Premio Libertas di CNA Cinema e Audiovisivo Roma. “La prima grande manifestazione contro il velo in Iran è stata l’8 marzo del 1980“, ricorda, “mia madre era in piazza, ma con noi non c’erano gli uomini e neppure le forze di sinistra, l’opposizione, le quali sostenevano che il velo e la libertà delle donne non c’entrassero nulla con la lotta di classe”. Il cambiamento di cui parla Satrapi si legge anche in dati semplici: all’epoca della Rivoluzione islamica, solo il 40% della popolazione sapeva leggere e scrivere, ora è oltre l’80% e le donne oggi rappresentano il 60% degli studenti nelle università di tutto il Paese.
La cosiddetta generazione 80, i ventenni nati nel 1380 del calendario persiano, sono cresciuti con internet e informazioni da tutto il mondo, sono senza pregiudizi e non hanno paura del regime, con cui non sono disposti a dialogare. In queste cinque settimane di proteste, non si contano più le immagini filtrate nonostante il blocco di internet, in cui ragazze si tolgono il velo e inneggiano alla morte della Guida Suprema, Ali Khamenei, o strappano le foto del suo predecessore e padre della Rivoluzione, Ruhollah Khomeini. “Questa generazione è sorprendente per me”, riconosce Satrapi, “nelle piazze i ragazzi scandiscono lo slogan ‘Donna, vita libertà’ e le ragazze rispondono con ‘Uomo, patria, prosperità’; è una lotta comune della luce contro le tenebre, della democrazia contro la dittatura”.
Quella contro l’obbligo del velo è una battaglia che, con la piccola e ribelle Marjane – suo alter ego bambina in bianco e nero, in Persepolis – Satrapi ha cominciato 22 anni fa. La celebre graphic novel, uscita in Francia nel 2000 (in Italia edita da Rizzoli Lizard), si apre con l’immagine di una bambina col volto imbronciato, costretta a indossare per la prima volta il velo, in classe a Teheran, senza capirne il perché. Un velo di un nero profondo, di cui si puo’ sentire il peso, simbolo della segregazione delle donne, della loro oppressione come pilastro della Repubblica islamica. Era il 1980.
Marjane aveva 10 anni. La Rivoluzione islamica, dell’anno precedente, aveva imposto l’hijab alle donne fin dall’infanzia e separato gli alunni maschi dalle femmine. Uno shock per una bimba figlia di progressisti e che fino a poco tempo prima frequentava una scuola francese, in classi miste. Da Persepolis – diventato un film d’animazione premiato al Festival di Cannes nel 2007 – Satrapi non ha più smesso di smascherare, con una forte dose di ironia, le ipocrisie e la violenza del regime. Per questo non gradita a Teheran, la fumettista non puo’ tornare nel suo Paese da 22 anni.
“E’ un grande prezzo da pagare”, ha dichiarato di recente al Guardian, “ma rischiare la vita per manifestare è un sacrificio molto più grande”. Ora di base a Parigi, Satrapi – anche apprezzata regista – sta lavorando a un documentario sulle proteste scoppiate per l’uccisione della giovane di origini curde Mahsa Amini, per mano della polizia per la morale. “Vedere ragazzi e ragazze insieme in strada a protestare mi dà speranza, anche se sono estremamente triste per tutta la violenza che stanno subendo: gli uomini uccisi nella repressione, credetemi, sono tanti quanti le donne”, ci tiene a sottolineare. Eppure, “non c’è niente di più bello e stimolante del loro coraggio”.
“In questo sistema di potere, retto da gente vecchia e arcaica, che appartiene a un altro secolo, i giovani di oggi non vedono più un futuro, non credono neppure alla sua possibile riforma: quella iraniana è una dittatura e se si aprisse alle riforme, smetterebbe di esserlo. è ora di dire ‘bye byè a questi vecchi che governano”. “Evviva la gioventù iraniana”, conclude Satrapi parlando in italiano.
Piero Santarelli