AGI – Il giorno in cui l’Ufficio per le statistiche nazionali (ONS) ha annunciato che l’inflazione nel Regno Unito, a settembre, ha toccato il picco più alto degli ultimi 40 anni attestandosi al 10.1%, Liz Truss deve affrontare un’altra giornata campale. Innanzitutto il cosiddetto Prime Minister’s Questions e cioè il botta e risposta con il leader dell’opposizione, Keir Starmer, che chiede a gran voce di dare la parola all’elettorato e andare alle urne.
In serata, invece, la riunione del Comitato 1922 che analizzerà il numero di lettere di sfiducia arrivate all’indirizzo del primo ministro e cercherà di pianificare una via d’uscita dal pantano in cui il partito attualmente sembra rimasto invischiato.
Il primo appuntamento è particolarmente rilevante perché, rispetto alla scorsa settimana, lo scenario è completamente cambiato.
Truss ha dovuto licenziare il cancelliere col quale aveva pensato la disastrosa manovra economica e il nuovo ministro delle Finanze ha modificato quasi interamente il cosiddetto mini-budget, compresa la parte relativa agli aiuti alle famiglie per affrontare l’aumento delle bollette energetiche.
Il primo ministro proverà a salvare la propria, già esigua, credibilità ma, a rendere la sua missione ancora più difficile, c’è il fatto che, sotto la sua guida, i sondaggi sono disastrosi.
Attualmente, Il 32% degli iscritti al partito, vorrebbero vedere il ritorno di Boris Johnson, il 23% vorrebbe Rishi Sunak a Downing Street mentre solo il 9% punterebbe sul nuovo cancelliere Jeremy Hunt.
Queste statistiche possono essere considerate interessanti in caso si volesse insistere col nominare l’ennesimo primo ministro ma, le percentuali in questione, sono tutte alquanto basse.
Inoltre, molti sono convinti che un nuovo nome a Downing Street non aiuti a risollevare le sorti del partito che, al momento, sembra destinato a perdere rovinosamente le prossime elezioni.
Il processo per nominare un nuovo primo ministro potrebbe far emergere ulteriori spaccature e rinforzare la percezione che i Tory siano definitivamente al capolinea. A quel punto la soluzione sarebbe tornare alle urne. La riunione del Comitato 1022 di questa sera, potrebbe far luce sulla strada che la maggioranza vuole intraprendere.
Intanto, le famiglie pagano in termini economici il peso delle lotte intestine di un partito che non riesce a trovare unità d’intenti. Non si tratta solo delle bollette ma anche dell’aumento del costo del cibo. Pane, cereali, carne e prodotti caseari sono aumentati del 14,5% rispetto all’anno scorso.
Un pacco da 250 grammi di burro è arrivato a costare 7 sterline e mezzo e, nei supermercati, è esposto con un sistema antitaccheggio elettromagnetico affinché non venga rubato.
Dopo 12 anni al potere, i conservatori sembrano aver esaurito la capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini, difficile che un cambio di guardia ulteriore possa risollevare la situazione.
Luca Monti