AGI – Il Brasile nel caos. Una crisi annunciata da due mesi ma che ieri è esplosa con migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro che hanno assaltato i palazzi del potere. Immagini, dalla capitale Brasilia, impressionanti, troppo simili a quelle di due anni fa dell’assalto al Campidoglio negli Stati Uniti.
Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha convocato per oggi una riunione di emergenza dei 27 governatori, organizzata dal Ministro della Giustizia, Flavio Dino. Lula dovrebbe incontrare oggi anche i presidenti del Congresso e del Tribunale federale.
Almeno tre Stati – Bahia, Piauí e Pernambucohanno – hanno annunciato l’invio della polizia militare che si unirà alla Forza Nazionale nel Distretto Federale di Brasilia.
Intanto dopo ore di violenza e scontri la situazione sembra essere tornata “sotto controllo” come dichiara il segretario esecutivo del Ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli, appena nominato dal presidente Inacio Lula da Silva a capo dell’intervento federale.
Ma il Paese verdeoro ha vissuto, ieri, il suo “Capitol Hill’: 400 gli arresti della polizia ed è polemica sui ritardi legati all’intervento delle forze dell’ordine. Rimosso il governatore di Brasilia. Mano ferma di Lula: “Troveremo tutti questi vandali e saranno tutti puniti”. E dalla Florida arriva la condanna anche di Bolsonaro: “Saccheggi illegali”.
Assalto ai tre poteri
La folla è riuscita a irrompere nel Parlamento sfondando i cordoni di sicurezza e devastando gli arredi. I rivoltosi hanno assaltato anche il palazzo presidenziale Planalto e la sede del Tribunale Supremo Federale che si trovano a due passi, appunto nella Praca dos Tres Poderes.
Numerosi video girati dagli stessi manifestanti, pubblicati sui sociali e ripresi dai media, hanno mostrato persone in un’aula del Senato vandalizzata. All’esterno una marea umana con la maglietta della nazionale di calcio o una bandiera nazionale sulle spalle. Con un raid la polizia ha ripreso, poche ore dopo, il controllo della situazione, eseguendo circa 400 arresti, ma sono state ore di follia.
Il rientro di Lula e la visita ai luoghi dell’assalto
Il presidente Lula, che al momento dell’attacco si trovava nella città di Araraquara, devastata da un’alluvione, ha tenuto una conferenza stampa in diretta televisiva annunciando di aver decretato un “intervento federale” che pone tutte le forze di sicurezza presenti a Brasilia sotto il controllo di una persona nominata dallo stesso Lula, Ricardo Garcia Capelli, il quale riporta direttamente al presidente e può impiegare “qualsiasi corpo, civile o militare”, per il mantenimento dell’ordine.
“Quello che hanno fatto questi vandali, questi fanatici fascisti non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Chi ha finanziato queste manifestazioni pagherà per questi atti irresponsabili e antidemocratici”, ha tuonato il capo dello Stato attaccando anche la “polizia incompetente e in malafede” del Distretto Federale, ovvero di Brasilia. “Troveremo tutti questi vandali e saranno tutti puniti“, ha aggiunto Lula, che ha prestato giuramento come presidente solo una settimana fa. “Potete stare certi che non succederà più, scopriremo chi ha finanziato tutto questo”, ha concluso prima di lasciare Araraquara.
In serata il presidente brasiliano è tornato a Brasilia e ha visitato i luoghi colpiti dagli attacchi dei bolsonaristi, il Palazzo presidenziale Planalto, la Corte Suprema e il Congresso. Nel tribunale federale il presidente e’ stato ricevuto dalla presidente Rosa Weber, e dai giudici Dias Toffoli e Lui’s Roberto Barroso.
Il ministro della giustizia: “Bolsonaro politicamente responsabile”
L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro è “politicamente responsabile” degli attacchi alle istituzioni democratiche del Paese. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Flavio Dino. “E’ chiaro che la responsabilità politica di Jair Bolsonaro è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura, alla Procura della Repubblica” ha affermato. “Tutti coloro che vogliono polarizzare, istigare la pratica dei crimini, l’estremismo, sono politicamente responsabili, per azione o per omissione” ha aggiunto.
Bolsonaro respinge le accuse di Lula e condanna gli attacchi
“Respingo le accuse, senza prove, a me attribuite dall’attuale capo di Stato del Brasile. Durante tutto il mio mandato, ho sempre rispettato la Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”. L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha così risposto via Twitter, alle accuse arrivate da Brasilia da Lula subito dopo i violenti attacchi dei suoi sostenitori alle istituzioni brasiliane.
Poi la condanna degli attacchi: “Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola” ha aggiunto l’ex presidente in tweet.
L’ex presidente ‘rifugiato’ in Florida
Bolsonaro è attualmente in Florida dal 30 dicembre scorso, poco prima dell’insediamento di Luiz Inacio Lula da Silva, tenutasi il 1 gennaio. Gli ultimi eventi rischiano di allargare la tensione anche negli Usa che hanno accolto l’ex presidente, sul quale pendono anche inchieste giudiziarie per corruzione.
Nella sua casa di Orlando, inaccessibile ai media, non si è visto, Bolsonaro ha preso in affitto un appartamento da un amico, un professionista di arti marziali. L’obiettivo dell’ex presidente è quello di restare in Florida almeno tre mesi. Da quando è arrivato a fine anno, l’ex leader sconfitto alle elezioni è apparso poche volte in pubblico.
Tra le sue visite, una nel resort di Mar-a-Lago dal suo amico e sostenitore Donald Trump. E nelle ultime ore dai democratici sono partite richieste di espellere Bolsonaro, e non riconoscergli lo status di rifugiato.
I sostenitori di Bolsonaro non accettano la vittoria di Lula
I sostenitori di Bolsonaro non accettano la vittoria di Lula alle ultime presidenziali e già il giorno dopo le elezioni del 30 ottobre si erano accampati davanti al quartier generale dell’esercito. Bolsonaro, che non si è mai congratulato con Lula per la sua vittoria, non ha ancora commentato i fatti. Ha lasciato il Brasile il 30 dicembre scorso per recarsi in Florida disertando la cerimonia del passaggio di consegne con Lula.
A novembre suo figlio Eduardo aveva tuttavia pubblicato un video messaggio in cui Steve Bannon, storico consigliere di Donald Trump, esponente dell’ultra destra americana, sosteneva che le elezioni in Brasile erano state rubate e invitava la gente a scendere in piazza. “Sarà molto interessante – aveva detto – vedere come si sviluppa”.
La condanna di tutto il mondo
Da Giorgia Meloni a Emmanuel Macron, dalle istituzioni Ue a Joe Biden: un coro di condanne si è alzato contro le violenze in Brasile.
“Un attacco alla democrazia” per tutti, “Terribile” ha detto Biden. “La volontà del popolo brasiliano e le istituzioni devono essere rispettate”, ha fatto eco il presidente francese.
Tra i commenti fa eccezione quello del proprietario di Twitter, Elon Musk: “Spero – ha scritto – che il popolo in Brasile sia in grado di risolvere le questioni pacificamente”, una posizione contestata dai suoi follower.
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