AGI – Donald Trump è stato incriminato dai procuratori federali per aver portato via illegalmente dalla Casa Bianca documenti riservati. Gli sono stati contestati sette reati, tra cui le false dichiarazioni e la cospirazione per ostruire la giustizia, oltre all’aver trattenuto volontariamente documenti che andavano consegnati ai National Archives, gli Archivi di Stato.
È la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un ex presidente si trova a dover affrontare un’incriminazione per reati federali. La notizia era nell’aria, da quando la procura federale, di cui è supervisore il consigliere speciale Jack Smith, 54 anni, silenzioso ex procuratore all’Aja specializzato in crimini di guerra, aveva notificato ai legali del tycoon l’avviso che il loro cliente era al centro dell’inchiesta. Un atto dovuto che presupponeva l’imminente incriminazione. A dare la notizia, però, è stato lo stesso Trump con una serie di post pubblicati sulla sua piattaforma social, Truth.
“Sono stato convocato dalla corte federale di Miami martedì alle 3 di pomeriggio – ha scritto in serata – Non ho mai pensato che fosse possibile che una cosa del genere potesse succedere a un ex presidente degli Stati Uniti, che ha ricevuto più voti di qualsiasi altro presidente in carica nella storia del nostro Paese”. “E che attualmente – ha continuato – stacca nettamente tutti i candidati, Democratici e Repubblicani, nei sondaggi per le elezioni presidenziali del 2024”. “Io – ha dichiarato, scrivendolo a caratteri maiuscoli – sono un uomo innocente!”.
Poco dopo, dal golf club di Bedminster, in New Jersey, Trump ha pubblicato un video di circa quattro minuti, in cui ha ribadito la sua difesa. “Sono un uomo innocente – ha commentato – sono una persona innocente, non ho commesso niente“. “È la più grande caccia alle streghe della storia – ha aggiunto – mi stanno perseguitando perché guido i sondaggi per le elezioni presidenziali”. Trump ha accusato il dipartimento Giustizia e l’Fbi di aver “armato la giustizia” per colpire un avversario politico e “falsare le prossime elezioni”. La situazione è senza precedenti negli Stati Uniti: non solo l’amministrazione americana guidata da un Democratico dovrà perseguire un ex presidente ma anche quello che è tutt’ora il rivale più accreditato nella corsa alla Casa Bianca.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha sempre sostenuto di volersi tenere alla larga dall’inchiesta avviata dal dipartimento Giustizia, e di aver lasciato l’Attorney General Merrick Garland di muoversi in modo indipendente, ma non c’è dubbio che Trump userà questa inchiesta per accusare Biden di volerlo fare fuori dalla corsa. Un tema che potrebbe rivelarsi decisivo per alimentare la raccolta fondi e finanziare la battaglia del tycoon. Un’ora dopo la notizia dell’incriminazione, la sua campagna presidenziale ha inviato una email ai sostenitori, chiedendo donazioni. “Stiamo assistendo – si legge – alla morte sotto i nostri occhi della Repubblica”.
Quando il 30 marzo Trump venne incriminato dalla corte di Manhattan, la sua campagna aveva lanciato una raccolta fondi, che aveva portato nelle casse più di 15 milioni di dollari in appena due settimane.
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