Un secondo convoglio di aiuti, composto da 17 camion, è entrato ieri a Gaza dall’Egitto, mentre Israele ha intensificato i suoi attacchi nell’enclave palestinese. Il giorno precedente, altri 20 camion erano già entrati nella Striscia. Le Nazioni Unite stimano che, per affrontare la grave crisi umanitaria, siano necessari circa 100 camion di aiuti al giorno per soddisfare i bisogni dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza. La situazione è definita “catastrofica” dall’ONU. Il Ministero della Sanità di Gaza ha riferito che 1,4 milioni di persone sono ora sfollate, con 685.000 rifugiati ospitati presso famiglie, 544.000 nelle scuole dell’UNRWA, 100.000 in moschee e chiese e circa 70.000 nelle scuole statali.
Nel frattempo, l’esercito israeliano continua a monitorare la situazione degli ostaggi catturati da Hamas, stimando che 212 persone siano attualmente detenute nell’enclave. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che l’operazione di terra a Gaza, prevista come la fase successiva del conflitto, potrebbe durare diversi mesi, ma ha assicurato che, alla fine, Hamas “non esisterà più”.
La crisi è stata anche oggetto di una riunione telefonica tra il Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il Presidente statunitense Joe Biden, il Primo Ministro britannico Rishi Sunak, il Primo Ministro canadese Justin Trudeau, il Presidente francese Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, incentrata sull’evoluzione della situazione in Israele e Palestina dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Papa Francesco ha parlato telefonicamente con il Presidente Biden per circa 20 minuti, affrontando i temi dei conflitti nel mondo e sottolineando la necessità di trovare percorsi di pace. Il Papa ha espresso grande preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza, condannando i raid che hanno colpito l’ospedale anglicano e la parrocchia greco-ortodossa. Ha rinnovato l’appello affinché si aprano corridoi umanitari e vengano liberati gli ostaggi, annunciando per venerdì 27 ottobre una giornata di digiuno e preghiera per la pace.
Le Nazioni Unite e l’UNICEF continuano a denunciare la gravità della situazione: dal 7 ottobre, 1.661 bambini sono stati uccisi a Gaza. Nonostante i bombardamenti continui e l’imminente operazione di terra, la comunità internazionale cerca di far giungere ulteriori aiuti umanitari. Tuttavia, i convogli di soccorsi finora autorizzati rappresentano solo una “goccia nell’oceano” rispetto ai bisogni della popolazione.
Israele, che ha già colpito obiettivi in Cisgiordania e nella Striscia, sta aumentando l’intensità degli attacchi per ridurre i rischi in vista dell’invasione terrestre, mentre gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza militare in Medio Oriente, dispiegando sistemi di difesa aerea per proteggere le forze presenti nella regione. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha dichiarato che queste misure mirano a contrastare le recenti escalation da parte dell’Iran e delle sue milizie alleate nella regione.
Nel frattempo, le tensioni tra Israele e Hezbollah si intensificano lungo il confine settentrionale israeliano. Le autorità israeliane hanno ordinato l’evacuazione di altre 14 comunità vicine al confine con il Libano, in risposta ai continui attacchi missilistici da parte del gruppo libanese. Anche il vertice di pace organizzato dall’Egitto si è concluso senza una dichiarazione congiunta, pur ribadendo che la soluzione del conflitto passa attraverso la coesistenza di due Stati e la protezione dei civili.
F.B.