AGI – Fa tappa a Doha la missione diplomatica del segretario di Stato americano, Antony Blinken, che ha di nuovo messo in guardia sui rischi di un’estensione del conflitto, mentre proseguono i raid israeliani sulla Striscia di Gaza, dove oggi sono stati uccisi tre giornalisti, tra cui figlio del corrispondente di Al Jazeera da Gaza che nei bombardamenti aveva già perso la famiglia. A Gerusalemme Est una bambina palestinese di tre anni è intanto rimasta uccisa “per errore” dagli agenti israeliani che avevano aperto il fuoco contro un’auto che aveva accelerato a un posti di blocco, uccidendone i due occupanti. La piccola, che si trovava in un’altra vettura, è stata raggiunta dalle pallottole.
A fianco del primo ministro del Qatar, Mohammed ben Abdelrahmane Al-Thani, Blinken ha dichiarato che è “imperativo” che Israele faccia di più per proteggere i civili palestinesi a Gaza, che devono poter “tornare alle loro case non appena le condizioni lo consentano”. Il capo della diplomazia Usa ha affermato che mentre Israele “si muove in una fase di de-escalation della sua operazione militare” nel nord di Gaza, le Nazioni Unite “possono svolgere un ruolo cruciale nel valutare ciò che deve essere fatto per consentire” il ritorno dei palestinesi sfollati.
Blinken ha nuovamente rigettato le dichiarazioni di due ministri israeliani sulla rioccupazione di Gaza e sul “reinsediamento” dei palestinesi fuori dall’enclave, che ha definito “irresponsabili e infiammatorie” e che “rendono solo più difficile assicurare un futuro di Gaza a guida palestinese”, una posizione ribadita poco prima nel suo incontro con il re di Giordania Abdallah II. In questo nuovo futuro per Gaza, secondo il segretario di Stato Usa, il gruppo islamista Hamas non avrebbe più “il controllo” dell’enclave, né “i gruppi terroristici potrebbero minacciare la sicurezza di Israele”.
“Il flusso di aiuti umanitari è ancora insufficiente”
Blinken ha accolto con favore l’aumento degli aiuti umanitari che entrano a Gaza dopo l’apertura del valico di frontiera di Kerem Shalom, ma ha affermato che il flusso di aiuti “è ancora insufficiente” e che affronterà la questione durante la sua sosta in Israele. “Continuiamo a sollevare con Israele la necessità di fare tutto il possibile per facilitare la consegna di aiuti umani a Gaza, e lo farò ancora una volta quando sarò lì alla fine di questa settimana. Inoltre, ribadirò l’imperativo di fare di più per evitare vittime tra i civili. Troppi palestinesi innocenti sono già stati uccisi”, ha detto.
Blinken ha ricordato che oltre il 90% della popolazione gazanese sta affrontando “una crisi alimentare acuta”, che può causare “danni irreversibili e per tutta la vita”, soprattutto ai bambini e alle persone più vulnerabili: “È essenziale aumentare immediatamente gli aiuti e migliorare il processo di risoluzione del conflitto per garantire una consegna sicura, anche nel nord di Gaza”.
Il Segretario di Stato americano ha avvertito che la guerra tra Israele e Hamas a Gaza potrebbe “metastatizzare” e minacciare la sicurezza in tutto il Medio Oriente. “Questo è un momento di profonda tensione nella regione. È un conflitto che potrebbe facilmente metastatizzare, causando ancora più insicurezza e sofferenza”, ha dichiarato.
Doha: “L’uccisione di Al Arouri ostacola i negoziati”
Il ministro degli Esteri del Qatar, da parte sua, ha dichiarato che l’assassinio del numero due del movimento islamista palestinese Hamas, Saleh al Arouri, avvenuto la scorsa settimana alla periferia di Beirut, ha ostacolato i negoziati per la liberazione degli ostaggi detenuti dal gruppo. Bin Abderrahman ha confermato che i negoziati per la liberazione degli ostaggi “sono in corso”, nonostante “le sfide e gli alti e bassi durante il processo”.
“Continuiamo a discutere con le parti e cercheremo di raggiungere un accordo che possa portare a un cessate il fuoco, a un aumento degli aiuti umanitari e alla liberazione degli ostaggi”, ha detto il capo della diplomazia del Qatar, che da un decennio ospita l’ufficio politico di Hamas.
La visita di Abu Mazen in Egitto
Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen è atterrato in Egitto per incontrare il suo omologo, Abdel Fattah al-Sisi, con il quale discuterà lunedì soluzioni per porre fine al conflitto. L’ambasciata palestinese al Cairo ha affermato che la visita segue a un invito di al-Sisi, con l’obiettivo di “discutere forme di cooperazione bilaterale per fermare immediatamente e in modo sostenibile la guerra genocida condotta da Israele”. Nel corso dell’incontro si parlerà anche degli sforzi internazionali per porre fine alla catastrofe umanitaria a Gaza e per “prevenire lo sfollamento del popolo palestinese dalla propria terra”.
L’Egitto ha denunciato in più occasioni le “intenzioni” di Israele di trasferire con la forza la popolazione di Gaza verso la penisola del Sinai, che confina a sud della Striscia, qualcosa che il Cairo ha descritto come una “linea rossa”. Allo stesso modo, sarà ancora una volta al centro dell’attenzione la soluzione dei due Stati, che prevede la creazione di uno Stato palestinese indipendente basato sui confini tracciati nel 1967 con Gerusalemme Est come capitale. Lo Stato palestinese, secondo la nota, sarebbe guidato da solo dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), “l’unico rappresentante legittimo del popolo palestinese dentro e fuori la Palestina”, si legge senza menzionare le fazioni palestinesi o il gruppo islamico.
L’Egitto, mediatore storico tra Israele e Palestina, negli ultimi mesi si è adoperato per porre fine alla guerra iniziata il 7 ottobre, sostenendo anche la riconciliazione tra le diverse fazioni palestinesi. L’arrivo di Abu Mazen al Cairo avviene nello stesso giorno in cui la Giordania ha annunciato che si sta coordinando con diverse capitali arabe per elaborare un piano, basato sulla soluzione dei due Stati, per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza e risolvere il conflitto tra Israele e Palestina.
Francesca Ruggiero