Previsto l’ergastolo per reati come il tradimento e l’insurrezione. A rischio la libertà e l’autonomia finora riconosciute ai cittadini della città
AGI – In vigore la nuova Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, appena quattro giorni dopo la sua approvazione unanime da parte del Consiglio legislativo in mezzo alle crescenti critiche internazionali per il suo possibile impatto sulle libertà e sull’autonomia dei cittadini.
Il capo dell’esecutivo, John Lee, ha firmato venerdì la legge affermando di compiere “una missione storica in conformità con la fiducia riposta dalle autorità centrali cinesi”. Lee ha sottolineato che questo nuovo regolamento svolge un ruolo cruciale nel fornire un ambiente sicuro e stabile per le attività commerciali e le aziende e che, “senza questo quadro giuridico, queste potrebbero affrontare perdite finanziarie, essere soggette a sabotaggio o addirittura subire attacchi”.
L’articolo 23 stabilisce una serie di reati che possono comportare una pena massima dell’ergastolo, tra cui tradimento, insurrezione, incitamento all’ammutinamento di un membro delle forze armate cinesi e collusione con forze esterne per danneggiare o indebolire le infrastrutture pubbliche al fine di mettere in pericolo la nazione.
La riforma ha generato un intenso dibattito ed è stata oggetto di feroci critiche da parte dei governi democratici e delle organizzazioni occidentali, che prevedono l’inizio di una “nuova era di autoritarismo” che potrebbe mettere in crisi il principio “un Paese, due sistemi” che è stato fondamentale per l’autonomia e lo statuto speciale della città.
“Il motivo per cui la legge è stata approvata così rapidamente e all’unanimità è la critica del presidente cinese Xi Jinping all’esecutivo per essere stato incapace di promulgarla prima”, ha spiegato all’Efe il sinologo del centro studi cinese di Usanas, Frank Lehberger. Secondo l’esperto, d’ora in poi “qualsiasi individuo che rappresenti una minaccia mortale per la sopravvivenza del regime comunista ha il potenziale per diventare un bersaglio, soprattutto gli abitanti di Hong Kong, che godevano di libertà individuali legalmente garantite e che non sono mai esistite in Cina”.
Lehberger, ha avvertito che “con questo potente strumento la città semiautonoma si avvia a diventare un luogo caratterizzato da incertezza, sospetto, intimidazione, denunce e paura di essere imprigionati senza un giusto processo in tribunale, il che getterà un ombra oscura su qualsiasi interazione professionale o commerciale.
Claudia Marciano