L’escalation del conflitto tra Israele e Hezbollah sembra aver raggiunto una nuova fase, con il Libano nuovamente avvolto dalla paura. Gli scontri sono intensificati a partire da martedì scorso, con un grave impatto sulle infrastrutture di comunicazione di Hezbollah, organizzazione sostenuta dall’Iran. Diverse esplosioni hanno colpito cercapersone, walkie-talkie e pannelli solari utilizzati dal gruppo, provocando decine di morti e centinaia di feriti in Libano.
Mentre Hezbollah ha accusato Israele di questi attacchi, il presidente israeliano Isaac Herzog ha negato il coinvolgimento del Paese, pur ribadendo il diritto di Israele a difendersi. Le forze israeliane hanno comunque confermato di aver colpito oltre 300 obiettivi legati a Hezbollah in Libano nelle ultime ore e si prevede un’ulteriore escalation con attacchi su vasta scala in arrivo.
L’escalation segue un raid aereo israeliano di venerdì scorso, che ha preso di mira Dahiyeh, una roccaforte di Hezbollah a sud di Beirut, uccidendo il comandante militare Ibrahim Aqil, noto anche come Tahsin, insieme ad altri membri di Hezbollah. L’operazione ha portato finora a 54 morti, ma il bilancio delle vittime continua a crescere.
Le ostilità tra Israele e Hezbollah, intensificate dopo gli attacchi del 7 ottobre scorso, sembrano ora entrare in una “battaglia senza limiti”, come dichiarato dal numero due di Hezbollah, Naim Qassem. Anche il sud del Libano e i sobborghi di Beirut sono stati coinvolti nei raid, con numerosi civili feriti e la chiusura delle scuole e degli ospedali nelle zone più colpite.
Il conflitto attuale riporta alla mente la “Seconda guerra del Libano” del 2006, e molti analisti temono che possa scatenarsi una nuova guerra su vasta scala tra i due Paesi, che sono formalmente in stato di guerra da decenni.
F.B.